Patto di stabilità, istituzioni Ue trovano accordo su riforma dopo 16 ore di negoziati
EconomiaI negoziatori del Parlamento e del Consiglio europeo hanno raggiunto l’intesa. L'Eurocamera ha ottenuto qualche piccolo spazio in più per gli investimenti pubblici e più margini per deviare sui percorsi di spesa in caso di circostanze eccezionali. L’obiettivo, ha spiegato il Consiglio, resta garantire finanze pubbliche sane e sostenibili, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati attraverso riforme e investimenti
I negoziatori del Parlamento e del Consiglio europeo, dopo una trattativa di quasi 16 ore, hanno raggiunto un accordo sulla riforma del Patto di stabilità. L'Eurocamera ha ottenuto qualche piccolo spazio in più per gli investimenti pubblici e più margini per deviare sui percorsi di spesa in caso di circostanze eccezionali. Le nuove regole partiranno subito. Entro il 21 giugno agli Stati membri arriveranno le “traiettorie tecniche” della Commissione europea: si tratta degli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine previsti dalle nuove regole del Patto. Poi, entro il 20 settembre 2024, i Paesi dovranno presentare i primi piani di spesa a quattro anni, estendibili fino a sette. I piani, quindi, saranno consegnati alla futura Commissione: secondo le previsioni, la composizione del nuovo esecutivo comunitario dovrebbe arrivare al voto nella plenaria del Parlamento europeo del 16-19 settembre.
I negoziati
L'obiettivo principale del nuovo Patto di stabilità e crescita, ha spiegato il Consiglio, è garantire finanze pubbliche sane e sostenibili, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e investimenti. Il Consiglio e il Parlamento, durante i negoziati, hanno convenuto di mantenere l'obiettivo generale della riforma di ridurre i rapporti di indebitamento e i deficit in modo graduale, realistico, sostenibile e favorevole alla crescita, proteggendo al contempo le riforme e gli investimenti in settori strategici. Allo stesso tempo, il nuovo quadro fornirà uno spazio adeguato per le politiche anticicliche e affronterà gli squilibri macroeconomici. L'accordo, inoltre, mantiene l'obbligo per gli Stati membri di presentare piani strutturali fiscali nazionali a medio termine. La Commissione presenterà una “traiettoria di riferimento” (la cosiddetta “traiettoria tecnica”) agli Stati membri in cui il debito pubblico supera il 60% del Pil o in cui il deficit pubblico supera il 3% del Pil.
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Più spazio agli investimenti
In particolare il Parlamento europeo, per dare spazio agli investimenti, ha ottenuto che venga scorporata la spesa nazionale relativa al cofinanziamento dei progetti finanziati dall'Ue dal conteggio complessivo della spesa pubblica. Inoltre, gli investimenti già avviati nelle aree prioritarie Ue - come transizione climatica e digitale, sicurezza energetica e difesa - saranno presi in considerazione nella relazione dalla Commissione sulla deviazione dai piani di spesa, dando spazio agli Stati per evitare la procedura per disavanzo eccessivo.
Più margini per deviare sui percorsi di spesa
L'Eurocamera ha ottenuto anche che, in caso di circostanze eccezionali capaci di determinare un impatto notevole sui conti, si potrà chiedere di deviare dai piani di spesa concordati per un tempo definito: questo tempo potrà essere prorogabile fino a un anno, anche più di una volta.
La mediazione
Alla fine, quindi, si è arrivati a una mediazione tra le posizioni raggiunte a dicembre dai 27 Stati membri dell'Ue al Consiglio e all'Eurocamera rispetto alla proposta legislativa della Commissione europea dell'aprile scorso per rivedere dopo 25 anni le intese comuni sui conti pubblici europei. L'ultimo scoglio al negoziato era la richiesta del Parlamento europeo di garantire maggior spazio per gli investimenti pubblici. Il margine di manovra dei 27 era però quasi nullo, dopo il faticoso equilibrio raggiunto un mese fa al termine di estenuanti trattative tra Paesi “frugali” e non.
La riforma
La riforma è incentrata su piani pluriennali di spesa: su di essi gli Stati avranno autonomia, salvo per l'obiettivo di aggiustamento o “traiettoria tecnica” che verrà calcolato dalla Commissione. Nel negoziato su pressante richiesta dei “frugali” - Germania in testa - si sono aggiunte "salvaguardie" per impegnare i Paesi a un ritmo certo di riduzione del debito (dello 0,5 e dell'1% annuo per chi sfora rispettivamente il 60% e il 90% del rapporto debito/Pil) e del deficit pubblico (per portarlo all'1,5% del Pil, rispetto al 3% del Pil fissato dai trattati).
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Le reazioni
“Le nuove regole permetteranno ai Paesi dell'Ue di investire nel loro rafforzamento e allo stesso tempo di consolidare le loro finanze pubbliche. Questa è la nostra strada comune per la crescita" e per un'economia europea "competitiva e giusta", ha commentato sui social la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. L'accordo raggiunto sulla riforma del Patto di stabilità "per un'efficace governance economica dà forza alla prossima generazione. Dimostra la nostra determinazione ad andare avanti in maniera equilibrata, offrire credibilità ai mercati e investire nel futuro", ha scritto invece la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola. L'intesa politica raggiunta, ha dichiarato Paolo Gentiloni in una nota, "è una buona notizia per l'economia europea e chiude un lungo percorso per ridisegnare le regole di bilancio". Il commissario Ue all'Economia, tra gli aspetti positivi, ha sottolineato in particolare il fatto che l'intesa rafforza il ruolo degli investimenti pubblici e la dimensione sociale del contesto in cui applicare le nuove regole.