Crisi nel Mar Rosso, calano i traffici commerciali ma l’impatto sui prezzi sarà limitato
Triplicano i costi per il trasporto di container dalla Cina e si riduce il traffico nei principali porti italiani a causa del cambiamento di rotta della maggior parte delle navi che scelgono la via africana più lunga per evitare possibili attacchi degli Houthi nel canale di Suez. Quali sono le conseguenze? Di questo si è parlato nella puntata del 22 gennaio di "Numeri", approfondimento di Sky TG24
- A causa degli attacchi Houthi nel Mar Rosso tra la fine di novembre e la metà di gennaio sono triplicati i costi per il trasporto di container dalla Cina, si è ridotto il traffico nei principali porti italiani e ci sono timori per possibili rialzi del prezzo dell'energia e riguardo all'inflazione. Di questo si è parlato nella puntata del 22 gennaio di Numeri, l’approfondimento di Sky TG24
- Secondo un approfondimento Ispi-Datalab, che ha misurato l'impatto e i rischi futuri della crisi di Suez, a causa degli attacchi Houthi nel Mar Rosso "tra la fine di novembre e il 18 gennaio il costo per trasportare un container tipico da Shanghai a Genova è più che quadruplicato, passando da 1.400 a 6.300 dollari". È invece più contenuto l'aumento dei costi da Shanghai a Los Angeles: "Si ferma al +95%. È l'Europa, insomma, a essere nell'occhio del ciclone"
- Alla domanda su quanto il rialzo dei costi dei trasporti incida sul prezzo finale, la risposta è che il costo del viaggio marittimo vale sul prezzo finale tra l'1% e il 3%. Quindi anche dovesse raddoppiare, l'inflazione non dovrebbe tornare a esplodere
- Secondo gli analisti di Goldman Sachs "un raddoppio dei costi di trasporto potrebbe comportare al massimo un rialzo dell'inflazione dell'Eurozona dello 0,25%". Calcolando che negli ultimi tempi abbiamo vissuto aumenti del 10% del tasso d'inflazione, non sembrerebbe una cifra importante
- Ciò che è invece grave è quanto accade nei porti italiani perché, essendo tagliate fuori le rotte del Canale di Suez, sono tagliati fuori anche gli approdi nel Mediterraneo, quindi i traffici nell'ultimo mese sono in calo anche del 24%, per esempio nel porto di Livorno, rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Questa situazione va a favore dei porti del Nord Europa mentre la competitività del nostro Paese è in crisi
- La rotta per il Canale di Suez dura 26 giorni e passa per i porti italiani, sempre più navi però stanno scegliendo quella che passa per Capo di Buona Speranza in Sudafrica e arriva a Rotterdam in 36 giorni. Il 21 gennaio del 2024 per il Mar Rosso è passato il 48% in meno di navi rispetto a un anno fa, mentre il traffico lungo la rotta africana è aumentato del 78%
- Banca d'Italia ha riportato i numeri delle importazioni italiane che passano dallo stretto di Bab El Mandeb: valgono il 16% per il settore dei mobili, legno e ceramica; il 24% per metalli e prodotti della metallurgia; 25% per petrolio e raffinati e 33% per tessile e abbigliamento
- Dai dati Ispi emergono dei timori anche riguardo all'energia: "Il passaggio di gas naturale liquefatto dal Qatar attraverso Suez è crollato, e a gennaio Ispi stima che l'Italia potrebbe vedere una riduzione delle consegne di gas qatarino del 70% rispetto alla media del 2023. Il Qatar conta per circa il 10% del gas consumato in Italia, ma al momento il nostro Paese non corre rischi di breve periodo, grazie a stoccaggi molto elevati per questo periodo dell'anno"
- Intanto per riportare l'Italia a essere canale privilegiato degli scambi euro-mediterranei, a Il Cairo in Egitto è stata firmata un'intesa dall'ambasciatore d'Italia Michele Quaroni e dal ministro dei Trasporti egiziano Kamel el Wazir. Si tratta di un nuovo collegamento ro-ro che renderà più veloce la rotta, con solo 60 ore di viaggio tra il porto egiziano di Damietta e quello di Trieste, e poche di più per arrivare da lì a Londra o Berlino
- L'accordo tra Egitto e Italia prevede tra l'altro una serie di agevolazioni doganali con cospicui risparmi di tempo e di denaro: le pratiche saranno sbrigate a bordo e i prodotti saranno certificati su una blockchain. L'Egitto chiede soprattutto prodotti agroalimentari, farmaceutici e tessili. Tra le ipotesi, una serie di accordi con le industrie di trasformazione. La linea potrebbe creare dunque un vasto indotto, oltre a costituire, ora che il Mar Rosso è considerato a rischio, un'alternativa tutta mediterranea e più sicura