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Patto di Stabilità, perché la riforma è importante per l'Italia

Economia

Simone Spina

Un accordo sulle nuove regole europee di bilancio è ancora lontano. Nei prossimi giorni si cercerà di trovare un'intesa fra le varie proposte. Dal nuovo quadro normativo dipenderà la possibilità di ogni singolo Stato di spendere i soldi pubblici. Un aspetto cruciale per Paesi ad alto debito come il nostro 

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Cosa c’entra l’Europa con quante tasse potrà mettere o tagliare in futuro il nostro governo? O quanto si potrà stringere, o allentare, la cinghia sulle pensioni o – ancora – quanti soldi pubblici si destineranno alla sanità e al welfare? C’entra molto, perché l’Unione ha regole di bilancio comuni e a Bruxelles se ne vogliono stabilire di nuove con la riforma del Patto di Stabilità.

I limiti alla spesa pubblica

Da quel che ne verrà fuori dipenderà, dunque, quanta spesa e debito i vari Stati potranno fare. Così, a seconda di dove verrà posta l’asticella, di come gli aggiustamenti dei conti dovranno essere rispettati, si potrà stabilire quanti denari utilizzare, per esempio, per finanziare una manovra economica.

I pilastri del debito e del deficit

Restano fermi i pilastri esistenti e cioè: ogni Paese deve puntare a far rientrare il debito al di sotto del 60 per cento del Pil e a contenere il deficit al 3 per cento, ma si vogliono rendere questi vincoli da un lato più flessibili e dall’altro più controllabili e con sanzioni effettive. Un aspetto che tocca da vicino soprattutto chi è più indebitato come noi.

Trattativa a ostacoli

Le trattative vanno avanti da mesi e un accordo ancora non c'è, mentre il calendario scorre e se non si troverà la firma entro dicembre potrebbero torneranno in vigore le vecchie regole, congelate dall’inizio della pandemia e risalenti agli anni ‘90. Sul tavolo c’è l’idea di dare quattro anni di tempo, allungabili di altri tre, per chi ha i bilanci fuori posto ma i Paesi più rigorosi, con in testa la Germania, vogliono rassicurazioni sui percorsi di risanamento, con clausole che rischiano di rendere molto stretti i futuri margini di spesa.

Il rebus degli investimenti 

In questo quadro c’è anche la questione degli investimenti e cioè quali non conteggiare come debito. C’è chi, come l’Italia, vorrebbe che la coperta fosse ampia, includendo i denari per transizione ecologica e sviluppo del digitale, oltre a quelli per la Difesa. Ma neanche su questo a Bruxelles c'è concordanza di vedute. E l’approssimarsi delle elezioni europee e le gravi difficoltà del governo tedesco non aiutano.