
Pensioni 2024, cosa potrebbe cambiare? Le novità sulla stretta per i dipendenti pubblici
Il governo dopo il confronto con i sindacati ha aperto ad alcune modifiche all’articolo 33 della Manovra, che prevede a partire dal 2024 un ricalcolo degli assegni per sanitari, enti locali, insegnanti d’asilo ed elementari parificate e personale degli uffici giudiziari. Sul tavolo la tutela per chi raggiunge i requisiti di vecchiaia e la garanzia che non ci sia penalizzazione per chi raggiunge al 31 dicembre 2023 i requisiti attualmente previsti. Allo studio un meccanismo ad hoc per il comparto sanità

IL NODO PENSIONI
- Uno dei temi più caldi della Manovra è quello delle pensioni, in particolare l’articolo 33 che prevede a partire dal 2024 un ricalcolo degli assegni per quattro categorie di dipendenti pubblici: sanitari, enti locali, insegnanti d’asilo ed elementari parificate e personale degli uffici giudiziari

IL CONFRONTO A PALAZZO CHIGI
- Una norma che ha fatto infuriare i sindacati i quali, martedì, hanno avuto un confronto durato più di tre ore con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Il governo, ha assicurato la presidente del Consiglio, è pronto a rivedere la stretta sulle pensioni dei dipendenti pubblici. Con un’unica certezza: non saranno toccati gli assegni di vecchiaia

POSSIBILI MODIFICHE
- I sindacati chiedono lo stralcio della norma, ma per l’esecutivo eliminarla non si può, costa troppo. Il governo apre però alle modifiche, che dovrebbero arrivare con un maxiemendamento

I REQUISITI DI VECCHIAIA
- Modifiche che interverrebbero non solo tutelando chi raggiunge i requisiti di vecchiaia - medici e altre categorie di dipendenti pubblici coinvolti - ma anche, dice Meloni, "garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge al 31.12.2023 i requisiti attualmente previsti"

IL CASO DEI SANITARI
- Nessuno entra però nei dettagli, ancora tutti da definire, ma Meloni assicura che per il comparto sanità (i camici bianchi per ora mantengono lo sciopero del 5 dicembre) si sta cercando di andare oltre, studiando "un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all'approssimarsi all'età della pensione di vecchiaia"

IL TEMA DELL’INCOSTITUZIONALITÀ
- Sul tavolo c’è anche la questione della legittimità dell’articolo 33 della Manovra che, secondo alcuni esperti, potrebbe essere incostituzionale perché modifica retroattivamente il meccanismo di calcolo applicato ai vecchi contributi
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COSA DICE L’ARTICOLO 33
- La norma com’è stata disegnata al momento modifica la tabella delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali, con livelli di adeguamento meno significativi rispetto a quanto previsto finora, per chi ha versato contributi nel regime retributivo prima del 1993
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LA TABELLA DA MODIFICARE
- La tabella di calcolo delle pensioni delle quattro casse a cui la norma fa riferimento (Cps, Cpdel, Cpi, Cpug) risale al 1965 e prevede per il primo anno di lavoro un rendimento del 23,8% ai fini della pensione, contro il 2% previsto per tutti gli altri lavoratori nel regime retributivo

I TAGLI AGLI ASSEGNI
- Secondo la Cgil e diversi esperti indipendenti sentiti da Sky TG24, i tagli potrebbero toccare fino al 20% dell'assegno. Per un dipendente che guadagna 30mila euro lordi e ha iniziato a lavorare nel 1992 il ricalcolo sarebbe di 500 euro in meno al mese, per chi guadagna 50mila euro si arriva a 850

IL RISPARMIO PER LO STATO
- Secondo la relazione tecnica che accompagna la Manovra, le pensioni interessate dalla stretta sarebbero 31.500 nel 2024, 81.500 nel 2025 e 147.300 nel 2026. In 20 anni si arriverebbe a 732mila lavoratori colpiti e il risparmio dello Stato sarebbe di 21,4 miliardi di euro al netto delle entrate fiscali sulle pensioni stesse