Dal 2021 al 2022 segnalato una aumento di 357mila unità, che rende la quota attuale pari al 9,7% della popolazione (era il 9,1% nel 2021). Uno su quattro ha comunque un lavoro. I numeri
In Italia la povertà cresce, affermandosi ormai come un fenomeno "strutturale". Dal 2021 al 2022 i poveri assoluti sono aumentati di 357mila unità, attestandosi ora a quota 5 milioni 674 mila, pari al 9,7% della popolazione (erano il 9,1% nel 2021). Tradotto, un residente su 10 oggi non ha accesso a un livello di vita dignitoso. E c'è di più: un povero assoluto su quattro ha comunque un lavoro, dato che fa emergere in tutta la sua criticità la dimensione dei "working poor", i lavoratori poveri, mentre emergono accanto alle vecchie, anche nuove forme di povertà, come quella energetica generata dal costo delle bollette.
Chi nasce povero lo rimane anche da adulto
La fotografia dello stato delle povertà in Italia è restituita dal Rapporto 2023 su Povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas italiana, diffuso oggi in vista della VII Giornata Mondiale dei Poveri di domenica e intitolato, "Tutto da perdere". "L'Italia - spiega il report - risulta essere il Paese in Europa in cui la trasmissione inter-generazionale delle condizioni di vita sfavorevoli risulta più intensa. Chi in Italia nasce povero probabilmente lo rimarrà anche da adulto".
Il 30% dei poveri assoluti è formato da stranieri
I dati: dal 2021 al 2022 "sono scivolati nella povertà assoluta altre 357mila persone. Tra loro, vi è la cifra enorme di 1,2 milioni di minori in condizione di indigenza,. Gli stranieri, pur rappresentando solo l'8,7% della popolazione, costituiscono il 30% dei poveri assoluti. I lavoratori poveri che si rivolgono alla Caritas sono il 22,8% dell'utenza, di cui il 64,9% sono stranieri". Sono poi 2,7 milioni i "working poor" in Italia (l'11,5% degli occupati rispetto a una media europea dell'8,9%). Il 47% dei nuclei in povertà assoluta risulta infatti avere il capofamiglia occupato. Tra le famiglie povere di soli stranieri la percentuale sale addirittura all'81,1%.
Focus rivolto ai "working poor"
Un focus è dedicato proprio ai "working poor", "lavoratori in nero, in grigio, part time forzati, con contratti regolari ma tutti con salari inadeguati", da cui emerge che "sopravvivere" è la parola da loro più citata. Si tratta di lavoratori che vivono, "una condizione che mette in rilievo la consapevolezza di non avere aspettative con un presente che si dilata senza tempo, impossibile da cambiare in modo significativo, nonostante l'impegno personale". Altro aspetto critico messo in luce è quello legato ai cosiddetti "eventi svolta" che possono portare allo scivolamento nella vulnerabilità sociale. Tra questi, "il diventare genitori: i due terzi degli utenti ha figli (il 65,6%) e tra loro l'80% vive con figli minori". Per quanto riguarda la povertà energetica, "nel 2022, degli oltre 86mila sussidi economici erogati dalla rete Caritas il 45% è stato a supporto di 'bisogni energetici', ovvero bollette".
Prudenza sulla riforma del reddito di cittadinanza
Infine, sulla riforma del Reddito di cittadinanza, il report si mostra ancora prudente nei giudizi limitandosi a sottolineare che "l'introduzione di nuovi requisiti lascia scoperte alcune specifiche tipologie di poveri". "Uno scenario ancora confuso", si legge, con "le stime disponibili che indicano in circa il 33% i nuclei già beneficiari del Reddito di cittadinanza che non avranno diritto all'assegno di inclusione, per un numero di 400mila nuclei".