Debito pubblico, Visco: “Dopo il 2026 può salire”. Giorgetti: “È il nostro punto debole”

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In occasione della Giornata Mondiale del Risparmio sono intervenuti il ministro dell’Economia e il governatore della Banca d’Italia, al suo ultimo giorno in carica. “Lo spread italiano sale anche per le tensioni internazionali, ma c’è timore sulla situazione del nostro Paese”, ha dichiarato Visco. “Nonostante le difficoltà siamo riusciti a reggere. Se riusciremo a evitare il rischio di una nuova recessione globale, potremo presto ridurre il debito”, ha detto Giorgetti

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Europa, debito pubblico e la Manovra, giunta ieri in Senato. Sono stati questi i temi toccati alla Giornata Mondiale del Risparmio. Tra i primi a parlare Vincenzo Visco, giovernatore della Banca d'Italia e al suo ultimo giorno da numero uno di Palazzo Koch. “È stato un onore intervenire per 11 anni alla Giornata mondiale del Risparmio. Sono stati anni complessi, impegnativi e difficili", ha detto. Alla Giornata Mondiale del Risparmio è intervenuto anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha dichiarato: “Non bisogna sottovalutare il tema del debito pubblico, è il nostro punto debole. È suonata la sveglia: più debito significa più spesa per interessi e risorse sottratte al sostengo delle famiglie delle imprese. È un'equazione non sempre chiara”.

Spread e debito pubblico

Il governatore della Banca d’Italia ha fotografato l’attuale situazione economica italiana. “Le nostre indagini e gli indicatori qualitativi continuano a segnalare una diffusa debolezza dell'attività manifatturiera; nonostante il buon andamento del turismo, nei servizi sembra essersi esaurito il forte recupero post pandemia", ha detto. Visco ha poi avvertito come sulle stime economiche aleggino rischi "orientati al ribasso, soprattutto per l'acuirsi delle tensioni geopolitiche e l'irrigidimento delle condizioni di finanziamento”. Per questo, sottolinea il numero uno di Palazzo Koch, “lo spread dell’Italia sale anche per fattori globali e non soltanto specifici del nostro Paese. Il problema è che l'effetto sui titoli del debito pubblico è stato superiore a quello degli altri paesi probabilmente perché gli investitori temono per la capacità di sviluppo dell'Italia e percepiscono che, anche per questa ragione, il debito pubblico non è ancora in equilibrio”. Come ha sottolineato Visco, “nel prossimo triennio la flessione del debito pubblico attesa nei programmi del Governo è marginale; nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del Pil. Successivamente, in assenza di interventi, il rapporto rischia di salire". Questo rischia di essere un problema, visto che “le famiglie italiane affidano allo Stato, sottoscrivendo titoli del debito pubblico, una quota non irrilevante della loro ricchezza. Come ogni buon debitore, anche l'emittente pubblico ha il dovere di farne buon uso e di restituirla nei modi e nei tempi promessi". La ragione del perché molti risparmiatori abbiano deciso di acquistare titoli di Stato è chiara: "La trasmissione molto contenuta dei rialzi dei tassi ufficiali alla remunerazione dei depositi a vista, da noi come negli altri paesi dell'area ha spinto i risparmiatori all'acquisto dei titoli di Stato. Nei primi sei mesi di quest'anno, in particolare, si sono registrati oltre 70 miliardi di acquisti netti di titoli del debito pubblico, un valore molto elevato nel confronto storico”.

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L’analisi del governo

Sul tema dei titoli pubblici si è espresso anche Giorgetti. "Rivendico con soddisfazione il riscontro più che positivo che gli italiani hanno dato al collocamento di titoli pubblici, specificatamente destinati ai piccoli risparmiatori. Si tratta di un segnale molto importante, di un rapporto che deve ispirarsi alla massima correttezza e fiducia reciproca tra risparmiatori e lo Stato e che si inserisce in una strategia di più ampio respiro volta a collocare larga parte del debito pubblico all'interno del nostro Paese come è giusto che sia", ha dichiarato il titolare del dicastero dell’Economia, che ovviamente non si è sottratto a un’analisi sulla Legge di Bilancio, di recente approdata in Senato. “Il Governo ha dovuto fare scelte dolorose anche rimediando a gravi errori compiuti in passato. Vi garantisco che non è stato facile, nel confronto all'interno dell'esecutivo scremare le diverse istanze, tutte legittime, ma abbiamo deciso di privilegiare il sostegno ai ceti meno abbienti”, ha dichiarato Giorgetti. Si è cercato di procedere, ha aggiunto, con la massima prudenza: “Il negoziato in corso coincide con gli obblighi connessi alla definizione della Manovra di bilancio per la quale il Governo ha inteso adottare un approccio di cautela e prudenza”. A detta comunque del ministro dell’Economia, “il sistema economico italiano, nonostante tutte le difficoltà, è riuscito a reggere di fronte alla concomitanza di tanti fattori critici. Se riusciremo ad evitare il rischio, che non sembra del tutto improbabile, di una nuova fase recessiva globale assicurando accettabili tassi di crescita, potremo realisticamente ridurre progressivamente il peso del debito pubblico”.

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Pnrr e politiche europee

Tra i temi toccati anche l'Europa. Su quest'argomento Visco ha riservato alcune parole sopratuttto al Pnrr e alle politiche europee. "Modifiche al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza semplici, mirate e volte ad accrescerne l'efficacia, restano possibili, anche se è necessario procedere senza dilazioni eccessive", ha dichiarato il numero uno di Via Nazionale. Resta un’opportunità da sfruttare, visto che "tale occasione, offerta dall'attuazione dei progetti contenuti nel Pnrr e delle riforme che di esso sono parte, che si concentrano proprio su questi ritardi e sul deciso avvio della transizione verde e digitale della nostra economia, non ha precedenti". Più in generale, Visco ha evidenziato come sia necessario “porre in atto le condizioni affinché il risparmio, non solo nazionale, possa trovare in Italia adeguati sbocchi negli investimenti privati; così pure le risorse pubbliche, quelle europee, vanno impiegate per porre solide basi per il ritorno su un sentiero stabile di crescita sostenuta". Sul tema europeo si è espresso anche Giorgetti, che ha lamentato uno scarso consenso comunitario alla proposta italiana di rivedere le regole del Patto Ue.  “Abbiamo chiesto di riconoscere uno spazio adeguato ad alcune tipologie di spese per investimenti, con particolare riferimento a quelli, assai consistenti, che stanno impegnando i nostri sistemi economici nelle difficili transizioni e in relazione alle maggiori esigenze di sicurezza e difesa, ma per il momento la proposta non trova ampio consenso. Continueremo però a ribadirla con forza e non per ragioni opportunistiche”.

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