Manovra, Bot e Btp fuori dal calcolo dell'Isee: bonus piú accessibili

Economia
Vittorio Eboli

Vittorio Eboli

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Nella bozza della finanziaria 2024 è prevista l'esclusione dei titoli di Stato dal compito dell'ISEE, il parametro per accedere a sostegni e aiuti. Secondo una prima lettura del testo, sarebbero tolti dal calcolo tutti i buoni del Tesoro, sia a breve che a lunga scadenza, già comprati o da comprare in futuro. Vediamo meglio.

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È un breve paragrafetto all'interno della manovra: l'art. 39 si intitola “Esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’Isee”, così si legge nella bozza del testo che circola in queste ore. Testo scarno, che rimanda a leggi precedenti come il testo unico della finanza del 2003, ma dal quale appare chiara la volontà del Governo. Vuole invogliare i piccoli risparmiatori a comprare titoli di stato italiani: tutti i soldi usati a questo scopo verranno detratti dal calcolo dell’ISEE, "l'indicatore della situazione economica equivalente", insomma il parametro usato per l'accesso a bonus e prestazioni sociali. Quindi scendendo sotto certe soglie, si potranno avere alcuni vantaggi; ad esempio, gli aiuti in bolletta o i nuovi sussidi che sostituiscono il Reddito di cittadinanza vengono dati solo sotto certe soglie di ISEE.

I titoli di Stato coinvolti

A una prima lettura della bozza che sta circolando, sembra che la norma ricomprenda tutti i titoli di Stato, di qualsiasi scadenza, a breve, medio e lungo termine, quindi sia BOT che BTP, spiega a Sky TG24 Antonio Tomassini, avvocato dello studio DLA Piper. Inoltre sembra valere sia per i titoli già acquistati e tenuti nel cassetto che per qualli che saranno comprati in futuro, precisa l'esperto.

 

Più debito pubblico in mano a famiglie italiane

Dopo il successo dei BTP Valore (35 miliardi raccolti in due emissioni) Palazzo Chigi vuole un Paese sempre meno dipendente dagli investitori stranieri, in particolare banche e grandi fondi esteri, e in definitiva meno esposto a possibili bufere sui mercati internazionali. Le famiglie del Belpaese detengono poco più di un decimo del debito nazionale (il 12%), dato in risalita negli ultimi tempi ma molto lontano da fine anni '90, quando eravamo a un terzo (33%). Del resto, gli italiani hanno circa 1.270 miliardi sui conti correnti, quindi il margine per spostare parte di quei soldi c’è.

 

 

tassazione Btp e CC

Comprare Btp o tenere i soldi in banca? Un confronto

Lasciare i soldi fermi in banca dà la possibilità di usarli immediatamente se servono, mentre smobilizzare soldi investiti in Btp non è così immediato. Ma rende molto meno che investirli in titoli di Stato.

Vero, diversi istituti ora offrono conti che danno interessi sempre più vicini ai BTP decennali, arrivato quasi al 5%; alcuni arrivano fin quasi al 4%, conferma un recente report di Facile.it; ma nella maggior parte dei casi, lasciare i soldi sul conto corrente frutta poco o nulla.

Quanto a tasse, i conti correnti sono più dispendiosi. I BTP godono infatti della tassazione agevolata al 12,5% sulle cedole incassate, i conti correnti quella ordinaria al 26%.

Esempio pratico: se incasso mille euro dalle cedole del BTP me ne resteranno 875, se prendo mille euro dal tasso del conto corrente me ne rimarranno 740, cui vanno tolti i soldi dell’imposta di bollo, che varia a seconda della quantità di denaro in giacenza, ma di fatto ci fa scendere a circa 700 euro.

Pro e contro, i dubbi degli esperti

"L'ISEE serve proprio per quantificare la ricchezza di una persona - spiega Andrea Monticini, economista dell'Università Cattolica di Milano -, e i titoli di Stato posseduti fanno parte a pieno titolo di quella ricchezza: quindi l'esclusione dal conteggio potrebbe minare l'equità dell'ISEE. Pensiamo a una famiglia che ha messo tanti risparmi in Btp e un'altra di pari reddito che invece ha fatto scelte diverse" prosegue il professore, secondo cui potrebbero sorgere due problemi: in primo luogo, la norma potrebbe confliggere col diritto europeo, perchè privilegia i titoli italiani e non vale invece anche per quelli francesi o tedeschi o di altri membri della UE. In secondo luogo, potrebbe spingere le famiglie italiane a esporsi di più ai rischi insiti nell'andamento dei mercati finanziari. I piccoli risparmiatori insomma si "porterebbero in casa" un eventuale calo dei prezzi e quindi dei valori dei titoli di Stato, vedendo i propri risparmi perdere valore.

 

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