Rientro cervelli ed expat, l’ipotesi del governo: aiuti ridotti per chi torna in Italia
Tra i provvedimenti della Manovra già approvati in via preliminare dal Cdm c’è la stretta sulla fiscalità favorevole per chi torna dall’estero, su cui si sono appoggiati anche i club di calcio per ingaggiare i calciatori: Palazzo Chigi sta pensando di ridurre lo sconto dal 70 al 50%, eliminando qualunque premio per chi sceglie il Sud. “Il nostro scopo è quello di riordinare e semplificare la disciplina per evitare le pratiche elusive degli ultimi anni”, ha dichiarato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo
- Ha fatto discutere la scelta del governo Meloni di ridurre le agevolazioni fiscali per gli expat, introdotte per invertire il drammatico esodo dei nostri migliori talenti all’estero. Così la comunità italiana, riunita in un gruppo di 2 mila persone su Whatsapp, è insorta. “Abbiamo scommesso sull’Italia e siamo stati traditi” è il loro grido di rabbia
- La ragione è legata ad uno dei provvedimenti della Manovra approvati in via preliminare dal Consiglio dei ministri di lunedì scorso, dove è presente un decreto attuativo della riforma della fiscalità “internazionale”, con il quale il governo Meloni punta a introdurre una stretta al 2024 sulle agevolazioni per chi ha deciso di ritornare a vivere e lavorare in Italia
- La tendenza dei giovani italiani a uscire dai confini nazionali è certificata dai dati: sono infatti saliti a 1,3 milioni nell’ultimo decennio gli italiani con un’età tra i 20 e i 39 anni emigrati in Paesi europei. Secondo quanto certificato da Eurostat, si può stimare che per ogni giovane che viene a stabilirsi in Italia da un altro Paese europeo ci sono 17 giovani italiani che espatriano verso il resto dell’Unione europea o in Gran Bretagna
- La ragione di tale flusso è chiara ed è spiegata dalle “migliori possibilità di carriera”, dal punto di vista sia professionale che economico, ovvero stipendi più alti, agevolazioni fiscali e meno tasse. Le recenti agevolazioni fiscali hanno però incrementato notevolmente il flusso di rientro, come mostrano anche i dati: sono stati 19.400 gli italiani tornati a casa nel 2021, contro i 3.700 del 2017
- La normativa attuale prevede che su 1000 euro di reddito prodotti in Italia da un lavoratore rimpatriato, solo il 30% concorra alla formazione del reddito complessivo che viene poi tassato. Uno “sconto” del 70% valido almeno per cinque periodi di imposta e che sale al 90% per i trasferimenti al Sud, mentre è del 50% quello riservato agli sportivi professionisti. Questi punti potrebbero essere tutti rivisti
- L’ipotesi del governo è quella di ridurre al 50% questo sconto per tutte le categorie, introducendo inoltre un tetto limite di 600 mila euro. Inoltre, l’ipotesi dell’esecutivo è quella anche di stralciare le possibili agevolazioni per chi rientra in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia
- Da quanto trapela, sembra che tali regole non toccheranno chi avrà la residenza anagrafica nel nostro Paese entro il 31 dicembre di quest’anno. Un sospiro di sollievo, perché le prime bozze parlavano di “residenza fiscale”, che si riesce a ottenere solo dopo 183 giorni (cioè sei mesi e un giorno) di attività
- “Pacta sunt servanda: il nostro obiettivo non è certo di penalizzare chi ha programmato il ritorno, ma di riordinare e semplificare la disciplina anche per evitare alcune pratiche elusive che si sono sviluppate in questi anni”, ha dichiarato il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo. Il lavoro di forbice sui vecchi regimi fioriti nel tempo dovrebbe rimanere in piedi invece per professori e ricercatori, dopo l’introduzione nel 2010
- Sembra invece destinata a cadere l’agevolazione fiscale per i calciatori, come ha sottolineato lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti. “Lo scopo della norma è di richiamare i cervelli. Dobbiamo rivolgerci a quelle professionalità che per la loro eccezionalità meritano di essere trattate diversamente dalle altre, però l’esperienza concreta suggerisce anche di evitare forme di carattere elusivo e situazioni come quella dei calciatori. Non potevamo andare avanti così”, ha dichiarato il titolare del dicastero
- Le opposizioni ovviamente non hanno esitato ad attaccare il governo, definendo “boomerang” la decisione, visti i numeri dei nostri talenti che negli ultimi decenni hanno varcato i confini per realizzarsi professionalmente ed economicamente all’estero. In questo modo, sostengono, “si favorisce l’industria straniera e si sabota quella italiana”. Intanto, la comunità italiana di expat ha deciso di reagire e ha indetto una petizione su Change.org per chiedere al governo un dietrofront