Crac Lehman Brothers, dopo 15 anni la lezione è servita?

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Il 15 settembre 2008 falliva la banca americana che ha innescato una crisi finanziaria mondiale e una recessione globale con milioni di disoccupati. Da allora le regole per evitare una bancarotta di proporzioni colossali sono diventate più severe ma la speculazione è in agguato e i rischi riemergono periodicamente.

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Il tonfo di quindici anni fa di Lehman Brothers risuona ancora. Aleggia nel mondo della finanza, nelle stanze delle autorità. Le stesse, quelle americane, che il 15 settembre del 2008 lasciarono che si consumasse il più grande crac della storia: la banca di New York collassava sotto il peso di oltre 600 miliardi di dollari di debiti e veniva lasciata al suo destino.

Il contagio globale

Nessun salvataggio pubblico, nessun compratore che evitasse una bancarotta che scatenò il panico in Borsa e una recessione economica mondiale, con milioni di disoccupati, come non si vedeva dalla Grande Depressione del 1929.

I mutui subprime

Speculazione e azzardo, legati ai famigerati mutui immobiliari subprime, causarono uno tsunami che investì anche l’Europa, innescando la crisi dei debiti sovrani che non tralasciò l’Italia.

Regole più severe

La lezione è servita? Le regole sulle banche, soprattutto quelle considerate troppo grandi per lasciarle fallire perché minerebbero l’intera economia, sono diventate più severe negli Stati Uniti e in Europa. In America, però, i colossi del credito sono di dimensioni maggiori del 2008, grazie anche a un allentamento dei vincoli quando Donald Trump era presidente.

Gli ultimi crac a stelle e strisce

Maglie più larghe che riguardano soprattutto le banche più piccole, come la Silicon Valley Bank, e altri istituti dello stesso calibro, nei mesi scorsi colpite da una crisi accesa dal rialzo dei tassi d’interesse ma che non ha contagiato l’industria grazie proprio alle precauzioni varate dopo il crac di Lehman.

Il gigante svizzero in ginocchio

Anche quando a marzo ha traballato un gigante come Credit Suisse, si è evitato il peggio: le autorità svizzere hanno aperto il portafoglio e spianato la strada all’acquisto da parte della concorrente Ubs. Il rischio, invece, che un’epidemia finanziaria scaturisca dal gigante immobiliare cinese Evergrande al momento sembra confinata a Pechino e dintorni, dove lo Stato è solito andare in soccorso.

Avidità e azzardo incombono

Tutto bene? Abbiamo gli anticorpi? La lezione di Lehman ha spinto governi e banche centrali a intervenire nei casi più dirompenti con fiumi di denaro pubblico. Ma gli errori e l’avidità della finanza allegra sono sempre in agguato.

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