Conti pubblici, regole Ue più flessibili: si cerca l'intesa

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Accordo in salita sulle nuove regole di bilancio. Un passaggio cruciale, perché da esse dipendono i margini per ogni Stato per impiegare i soldi pubblici. La proposta sul tavolo prevede meno rigidità rispetto al passato. Sul dibattito è intervenuto Mario Draghi: per l'ex premier è necessaria un'unione fiscale vera, mettendo più sovranità in comune

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A chiedere prudenza sui conti pubblici, e quindi sulla prossima manovra, non è solo Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. A raccomandarcelo è da sempre Bruxelles. Ma questo invito, espresso anche di recente, assume ora un valore diverso perché l’Europa sta cercando nuove regole di bilancio, cambiando il Patto di Stabilità e Crescita, in modo da rendere meno stretto il sentiero entro il quale si deve muovere ogni Stato.

Patto di Stabilità congelato dal 2020

I vincoli esistenti sono stati congelati nel marzo del 2020, all’inizio della pandemia, per permettere di avere le mani meno imbrigliate: in pratica facoltà di spendere più denari senza doversi curare troppo di fare debito. Dall’anno prossimo però questa sospensione cesserà e, per evitare che si debbano applicare le vecchie norme (rigide anche se spesso sono state derogate), sul tavolo c’è una proposta da approvare entro fine anno.

Più elasticità rispetto al passato

Pur rimanendo fermi i pilastri esistenti (deficit entro il 3 per cento del Prodotto Interno Lordo e debito non al di sopra del 60 per cento del Pil) l’idea è che ci sia maggiore elasticità sui conti, in modo da permettere a ciascun Paese aggiustamenti più graduali, con percorsi specifici da concordare con Bruxelles.

Cosa prevede la proposta di Bruxelles

Più nello specifico, si prevede che i Paesi con deficit sopra il 3 per cento e debito sopra il 60 per cento dovranno presentare dei piani personalizzati di rientro. E Bruxelles indicherà una "traiettoria tecnica" per ridurre il debito con l'obbligo di un taglio annuo del deficit di almeno lo 0,5 per cento. Con investimenti strategici e riforme il piano potrà essere esteso a sette anni. In caso di deviazione dal piano scatterà in automatico una procedura d'infrazione per deficit eccessivo. Le multe, semestrali, saranno dello 0,05% del Pil cumulabili fino allo 0,5% (ora sono dello 0,2%, talmente alte che nessun Paese è stato chiamato a versarle).

Accordo in salita, si entra nel vivo

Tutti questi aspetti riguardano da vicino soprattutto chi, come l’Italia, ha un debito altissimo, ma risulta vitale anche per l’intera Unione, dove nelle prossime settimane s’intensificheranno i colloqui per trovare un accordo. Nel dibattito sulla riforma del Patto di Stabilità, che entrerà nel vivo il il 15 settembre con la riunione dei ministri economici dell’Ue in Spagna, è intanto intervenuto Mario Draghi.

Draghi: mettere in comune più sovranità

In un intervento sull’Economist, scrive che le regole fiscali dovrebbero essere rigorose ma anche flessibili, per permetter ai governi di reagire a "choc inattesi". Per l’ex premier però tutto questo non basta: servirebbe più “sovranità condivisa”, “trasferendo al centro maggiori poteri di spesa” Un richiamo agli Stati Uniti, a un modello federale che permetta all’Europa di poter raggiungere obiettivi comuni - come la difesa, la transizione verde e la digitalizzazione – ed evitare di perdere la sua industria.

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