Bce, nuovo rialzo tassi di un quarto di punto: 4,25%. Lagarde: "Economia deteriorata"

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La Banca centrale europea ha deciso - all'unanimità - di proseguire con l'aumento dei tassi d'interesse per la nona volta in un anno, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Possibile una possibile pausa in settembre, visto che l'inflazione sta calando, ma "certamente" non ci sarà alcun taglio, ha detto la presidente della Banca. Ieri anche la Fed ha alzato ancora i tassi d'interesse dello 0,25%, al livello più alto dal 2001

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La Bce si è riunita oggi e ha deciso di proseguire con il rialzo dei tassi d'interesse: è il nono in un anno, votato dal Consiglio direttivo all'unanimità. Arriva così un nuovo aumento di un quarto di punto percentuale, che porta il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Francoforte potrebbe valutare una possibile pausa in settembre, se l'inflazione dovesse calare ancora. Quello che è certo è che non ci sarà invece nessun taglio, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde al termine della riunione del Consiglio direttivo. "L'inflazione continua a scendere ma ci aspettiamo che resti ancora troppo alta per troppo tempo", scrive la Banca nel comunicato al termine della riunione che ha alzato i tassi. L'obiettivo è sempre lo stesso: raggiungere il target di inflazione al 2%. Le prospettive a breve termine dell'attività economica -  ha detto Lagarde - si sono deteriorate molto a causa della domanda più debole che pesa sulla manifattura, e anche gli investimenti mostrano segni di peggioramento. Lagarde ha poi aggiunto che i servizi restano forti (ma si sta perdendo slancio), e - mentre l'economia resta debole a breve termine - il mercato del lavoro resta robusto, con la disoccupazione ai minimi. Alcuni indicatori mostrano però che il trend potrebbe rallentare a causa del calo della manifattura. Ieri anche la Fed ha alzato i tassi d'interesse dello 0,25%, al livello più alto dal 2001, lasciando anche la porta aperta a ulteriori ritocchi del costo del denaro.

Inflazione nominale e inflazione di fondo

Christine Lagarde ha avviato il suo ciclo di rialzi nel luglio 2022, quattro mesi dopo gli Usa, e la Bce si è mantenuta su posizioni da falco fino a poche settimane fa. Da giugno qualcosa è cambiato: il dibattito tra falchi e colombe si è riacceso, e molti membri del board chiedono di guardare all'inflazione nominale, che sta scendendo, e non a quella di fondo, che è ancora persistente. "I fattori di rialzo - ha spiegato Lagarde - dell'inflazione stanno cambiando. La pressione sui prezzi domestici, compreso il rialzo dei salari e i margini sui prodotti sta aumentando", mentre diminuisce quella 'importata'.

I possibili effetti del mancato rinnovo dell'accordo sul grano da parte della Russia

Lagarde ha sottolineato che saranno "i dati e la valutazione" a dire alla Bce "quanto ancora abbiamo terreno da coprire" nei prossimi mesi: "Siamo dipendenti dai dati e aperti alle decisioni di settembre e oltre, perché questi dati potrebbero variare da un meeting all'altro". Sul futuro pesa un'incognita, quella del ritiro della Russia dall'accordo per l'esportazione del grano ucraino tramite i corridoi sul mar Nero. "Può aumentare l'inflazione", ha detto Lagarde, spiegando però che la pressione sui prezzi degli alimenti sta diminuendo.

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Bce: "Il calo dell'inflazione proseguirà nel 2023"

"Gli sviluppi dall'ultima riunione supportano le aspettative che l'inflazione calerà ancora nel corso dell'anno, ma resterà sopra il target per un periodo esteso", e in particolare "l'inflazione di fondo resta alta", scrive la Bce nel comunicato. I rialzi, spiega, continuano ad essere trasmessi con forza all'economia: le condizioni del credito si sono ulteriormente ristrette, e rallentano la domanda, "un fattore importante per riportare l'inflazione al target". Le decisioni continueranno a basarsi sulle prospettive dell'inflazione, sulle dinamiche dell'inflazione di fondo e sulla forza della trasmissione della politica monetaria.

La situazione

In alcuni Paesi, come la Spagna ad esempio, l'inflazione è già tornata sotto il 2%, e il timore è che nuovi rialzi penalizzino inutilmente l'economia. Lagarde dovrà fare una sintesi tra le richieste delle colombe, che vorrebbero una pausa a settembre, e i falchi che vorrebbero proseguire. Ma questi ultimi sono sempre meno: anche il rigido governatore della banca centrale olandese, Klaas Knot, su settembre non vuole fare previsioni perché tutto è possibile, pausa compresa. A favore dello stop ai rialzi giocano i segnali non buoni che arrivano dall'economia dell'Eurozona. Gli indici Pmi a luglio sono ancora tutti sotto le stime. E Francia e Germania - con i dati peggiori - spingono il rallentamento generale dell'Eurozona già entrata in recessione tecnica all'inizio dell'anno.

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La Fed alza i tassi dello 0,25%, ai massimi dal 2001

Ieri la Fed ha fatto la sua mossa spingendo i tassi al livello più alto degli ultimi 22 anni. "Restiamo attenti ai rischi di inflazione", afferma al termine della due giorni di riunione annunciando il suo undicesimo rialzo dei tassi dal marzo del 2022, con il quale il costo del denaro sale in una forchetta fra il 5,25% e il 5,50%, al livello più alto del 2001. "Il processo per far riportare l'inflazione al 2% è ancora lungo", afferma Jerome Powell indicando che i prezzi potrebbero raggiungere il target fissato nel 2025. Questo, comunque, non significa che la Fed alzerà il costo del denaro fino a quando l'obiettivo non sarà raggiunto. "Ci fermeremo prima", spiega il presidente della Fed che ha però escluso un taglio dei tassi nel 2023, anche alla luce del fatto che non ci sarà alcuna recessione. Lo staff della Fed, infatti, ha rivisto le sue stime e ora non prevede più alcuna contrazione dell'economia. Al momento gli analisti prevedono un 50% di chance di un rialzo dei tassi in settembre e attendono il consueto appuntamento di Jackson Hole, in Wyoming, alla fine di agosto per capire le intenzioni di Powell.

Le prossime mosse

Dopo la Fed e la Bce toccherà alla Bank of Japan pronunciarsi sulla sua politica monetaria venerdì, quando dovrebbe mantenere i tassi invariati. Alcuni analisti restano infatti convinti che le Banche centrali manterranno la barra a dritta sui rialzi anche a settembre, finché l'inflazione di fondo non rallenterà. Notando la persistente inflazione core, che scende a livello globale solo gradualmente, il Fondo Monetario Internazionale ha indicato che le banche delle maggiori economie dovrebbero continuare con i rialzi fino a quando i prezzi saranno sotto controllo.

visco

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