Mutui più cari, perché le famiglie italiane sono diventate vulnerabili al rialzo dei tassi

Economia
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Secondo un'analisi del Corriere della Sera, l'aumento dei tassi di interesse in Italia ha portato alla luce fragilità storiche, comportamenti non sempre corretti delle banche verso i loro clienti e problemi reali che diventano strumento per ottenere consenso

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In un’analisi su Il Corriere della Sera, il giornalista Francesco Fubini ha provato a spiegare le motivazioni dietro l’ondata di critiche alla Banca Centrale Europea da quando, lo scorso giugno, ha annunciato il rialzo dei tassi interesse al 4% che ha causato un rapido aumento delle rate mensili dei mutui a tasso variabile e di altre forme di finanziamenti bancari.

L’indebitamento delle famiglie italiane

Fra i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è dietro solo a Romania, Grecia e Slovenia per numero di privati che sostengono un mutuo per la casa: 2,8 milioni di famiglie. Ma la Banca d’Italia calcola che almeno un milione di famiglie, con circa due milioni e mezzo di residenti, abbia un mutuo a tasso variabile. Questa quota di popolazione, seppur bassa, è oggi più vulnerabile all'aumento dei tassi insieme ad altri nuclei che hanno contratto piccoli prestiti ad alto interesse per far fronte a spese impreviste come il dentista o l'acquisto di un elettrodomestico. Per due milioni di italiani il tasso variabile tre anni fa era pari all'1,2% ma oggi costa il 30% in più, un disagio che potrebbe essere cavalcato da cercatori di consenso politico.

I cicli economici

L'analisi del Corriere riporta poi gli effetti dell'andamento dei tassi di interesse sui mutui negli ultimi dieci anni. Fra il 2014 e il 2015 i tassi bancari erano crollati grazie alla politica monetaria della Bce, allora guidata da Mario Draghi. Dal 5% del 2012, in tre anni il valore era sceso al 2%. Però Francoforte non aveva più strumenti per far scendere ancora di più i mutui e dunque questi non potevano fare altro che risalire. Calcolando che un prestito per la casa dura in media 15 anni e attraversa vari cicli economici, risulta evidente che la Bce avrebbe mosso i tassi di più verso l'alto con effetti in negativo sul peso dei mutui variabili.

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L'alfabetizzazione finanziaria

Secondo la ricerca del Corsera, per tutta la metà dello scorso decennio il 40% dei nuovi mutui è stato acceso a tasso variabile, quando i tassi allora erano molto bassi. Alcuni istituti di credito hanno venduto alle persone dei semplici mutui apparentemente più agevoli senza però spiegare che in finanza le condizioni più favorevoli comportano sempre un rischio più alto. Gli strumenti oggi a disposizione, come le surroghe, cioè l'opzione per passare dal tasso variabile a quello fisso o la possibilità di spalmare in avanti nel tempo il rimborso di interessi e capitali, sembrano soluzioni tampone rispetto alla causa principale, l'assenza di una alfabetizzazione finanziaria basilare comprensibile a tutti e che fornisca gli strumenti per una scelta consapevole.

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