
Tasse sul lavoro, quale governo le ha tagliate di più: il confronto da Renzi a Meloni
La riduzione fiscale in ambito lavorativo accomuna l'impegno di tutti gli esecutivi che si sono succeduti negli ultimi 10 anni. Nel mirino è soprattutto il cosiddetto cuneo fiscale. Dagli interventi di Draghi e Letta, passando per quelli di Renzi e Conte, fino alle recenti misure volute da Draghi e Meloni. Ecco le mosse in materia degli inquilini di Palazzo Chigi

Da Renzi a Meloni, passando per Conte e Draghi. La riduzione delle tasse sul lavoro è una costante dell'impegno dei governi che si sono succeduti negli ultimi 10 anni. Nel mirino è soprattutto, ma non solo, il cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza dovuta al fisco e ai contributi tra il salario lordo pagato dalle imprese e il netto che arriva nelle tasche del lavoratore
Dl lavoro, che impatto ha il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi?
Nel 2022 il cuneo fiscale italiano è stato pari al 45,9% contro una media Ocse del 34,6%, e poi c'è la necessità ora di sostenere i salari visto che l'inflazione di fatto riduce il loro valore. Ma come si sono mossi gli ultimi esecutivi sul tema? Ecco il confronto
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GOVERNO RENZI - Sia Monti che Letta avevano ridotto il cuneo e le tasse su lavoro con un fondo dedicato il primo e con un aumento delle detrazioni Irpef e la riduzione di alcuni premi assicurativi il secondo. Con il governo Renzi nel 2014 arriva il bonus da 80 euro. Una detrazione da 960 euro l'anno per i lavoratori dipendenti fino a 24mila euro di reddito e con un decalage fino a 26mila. Il governo aveva calcolato una spesa di circa 10 miliardi e anche l'Upb, l'ufficio parlamentare di Bilancio, ha calcolato il costo di oltre 9 miliardi
Taglio del cuneo fiscale, quanto vale l’aumento in busta paga deciso dal Dl Lavoro
GOVERNO CONTE - Il bonus Renzi è stato poi aumentato a 100 euro mensili, per i redditi fino a 26.600 euro lordi dal secondo governo Conte, con un decalage fino a 40mila euro. Il provvedimento, valido solo per la seconda metà del 2020 è stato poi reso strutturale con la legge di Bilancio successiva. L'estensione era costata 3 miliardi nel 2020 e 5 miliardi nell'anno successivo
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GOVERNO DRAGHI - L'esecutivo guidato dall'ex presidente della Bce ha tagliato il cuneo del 2% e ha ridotto anche l'Irpef, con una manovra da circa 7-8 miliardi che ha portato da cinque a quattro le aliquote previste. A questo aveva inizialmente aggiunto un taglio dello 0,8% del cuneo fiscale (finanziato con 1,2 miliardi) rimpolpato con un altro miliardo con il decreto Aiuti Bis. Totale 9-10 miliardi

A questo si aggiunge - con un impatto chiaro sui conti delle famiglie - l'arrivo dell'Assegno Unico, che costa in totale circa 18 miliardi l'anno raggiunti raggruppando quanto previsto in passato per varie misure in favore dei figli a carico ma per il quale sono state stanziate risorse aggiuntive per circa 6 miliardi l'anno. Un alleggerimento fiscale, quello del governo Draghi, che vale quindi circa 15-16 miliardi

GOVERNO MELONI - Nel decreto lavoro, appena approvato dal consiglio dei Ministri, è previsto il taglio del cuneo fiscale di 4 punti per i redditi fino a 35mila euro lordi. Vale nel complesso 3,5-4 miliardi che spalmati nei mesi di validità, secondo alcune valutazioni, può arrivare a valere 80-100 euro mensili in busta paga

Questo “taglio”, che scade a fine anno con la volontà del governo di trovare i finanziamenti per prorogarlo, si aggiunge a quanto previsto nella manovra approvata lo scorso dicembre. Allora il governo Meloni ha rifinanziato il taglio del 2% introdotto da Draghi fino ai 35mila euro e ha incrementato questa riduzione al 3% fino a 25mila euro, per un costo complessivo di circa 5 miliardi. In totale il taglio per quest'anno vale 8,5-9 miliardi
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