Le autorità svizzere, con la collaborazione di quelle britanniche e americane, lavorano senza sosta alla ricerca di un accordo che metta in sicurezza l’istituto e allenti le pressioni sull'intero settore bancario. La soluzione potrebbe essere un intervento della più grande banca elvetica, che però punta a ottenere qualche forma di indennità o di aiuto per coprire i possibili costi legali e le perdite future. Secondo Reuters, Ubs cerca almeno 6 miliardi di dollari di garanzie dal governo svizzero
Corsa contro il tempo salvare Credit Suisse. Le autorità svizzere, con la collaborazione di quelle britanniche e americane, lavorano senza sosta alla ricerca di un accordo che metta in sicurezza l’istituto e allenti le pressioni sull'intero settore bancario. La strada individuata, riferiscono diversi media, è quella di un'acquisizione da parte di Ubs, la più grande banca elvetica. Un'intesa - è l'imperativo - va raggiunta prima dell'apertura dei mercati lunedì, possibilmente anche prima. Secondo il Financial Times, un accordo potrebbe essere raggiunto già nelle prossime ore. Il quotidiano riporta anche che alla fine della scorsa settimana i clienti di Credit Suisse hanno ritirato depositi per 10 miliardi di franchi svizzeri in un solo giorno.
L’accordo
I nodi da sciogliere sono molti. Accantonato lo scetticismo iniziale, Ubs punta a ottenere concessioni della banca centrale svizzera e dalla Finma, l'autorità di regolamentazione dei mercati, per portare a termine l'accordo. Fra queste qualche forma di indennità o di aiuto per coprire i possibili costi legali e le perdite future. Secondo Reuters, Ubs cerca almeno 6 miliardi di dollari di garanzie dal governo svizzero. Uno dei maggiori ostacoli, secondo indiscrezioni, sarebbe la divisione banca di investimento di Credit Suisse, sulla quale Ubs avrebbe sollevato perplessità per le perdite accumulate e per gli scandali di cui è stata protagonista. Le discussioni si concentrano anche sul destino della filiale svizzera di Credit Suisse, una delle parti redditizie del gruppo che ha perso 7,3 miliardi di franchi svizzeri lo scorso anno e conta ancora su perdite "sostanziali" nel 2023. Questo ramo riunisce servizi bancari al dettaglio e prestiti alle Pmi. Una delle strade considerate dagli analisti è quella di una Ipo, che eviterebbe anche licenziamenti massicci in Svizzera a causa della duplicazione con le attività di Ubs. Secondo Reuters, le nozze fra Credit Suisse e Ubs potrebbero tradursi nel taglio di 10.000 posti di lavoro.
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Le misure di emergenza
Secondo il Financial Times, la Svizzera starebbe preparando misure di emergenza per agevolare l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs. Le autorità potrebbero tra le altre cose eliminare il periodo di consultazione di sei settimane concesso solitamente agli azionisti per un'acquisizione.
L’interesse di Deutsche Bank
Mentre si lavora ai contorni dell'accordo, con Ubs che potrebbe acquistare il 100% o solo una parte di Credit Suisse, Deutsche Bank monitora per verificare se ci dovessero essere aperture che le consentirebbero di acquistare alcuni asset della banca guidata da Ulrich Koerner. Anche se al momento nessuna proposta formale sarebbe stata presentata, il dibattito interno a Deutsche Bank procede su quali asset di Credit Suisse potrebbero essere attraenti e a quale valutazione. Smentito invece da BlackRock un suo possibile interesse alle trattative.
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Ubs, colosso che vale 60 miliardi franchi svizzeri
Ubs, il colosso svizzero da 60 miliardi di franchi svizzeri di capitalizzazione, è l'eterno rivale Credit Suisse. Ubs ha radici profonde ed è il frutto dell'acquisizione di 370 banche avvenute nel corso di oltre 170 anni di storia. Nel 1854 sei banche private si riunirono a Basilea per formare la Bankverein. Dopo una serie di operazioni nel 1897 la Basler Bankverein diventò la Società di Banca Svizzera. A seguito di ulteriori evoluzioni nel 1998 nasce Ubs dalla fusione di Unione di Banche Svizzere e Società di Banca Svizzera. Molto articolato l'assetto societario di Ubs group. Tra gli azionisti rilevanti, secondo quanto emerge dal sito del gruppo bancario, ci sono BlackRock con una partecipazione del 5,23%; Dodge & Cox International Stock Fund (3,02%); Massachusetts Financial Services Company (3,01%); Artisan Partners (3,15%) e Norges Bank (3,01%). La struttura operativa della società è composta da quattro divisioni ed opera a livello globale. La Svizzera è l'unico Paese in cui opera in tutte e cinque le aree di attività: Personal Banking, Wealth Management, Corporate e Institutional Clients, Investment Banking e Asset Management. Possiede una rete di circa 200 filiali, 4.600 consulenti alla clientela, e raggiunge circa l'80% del patrimonio in Svizzera. Dal punto di vista finanziario il gruppo ha chiuso il 2022 con un utile netto di 7,1 miliardi di franchi svizzeri (7,63 miliardi di dollari), un reddito in aumento dell'1,3% a 8,86 miliardi di franchi (9,6 miliardi di dollari). Agli azionisti è stato destinato un dividendo di 0,51 franchi per azione. Il colosso di Zurigo lancerà anche un nuovo programma di riacquisto di azioni da 4,6 miliardi di franchi (5 miliardi di dollari).