
Pensioni, perché la riforma 2024 potrebbe saltare e le difficoltà del governo Meloni
Per superare la legge Fornero, il piano tra governo e sindacati era di arrivare a un accordo entro aprile, quando verrà presentato alle Camere il Def, Documento di economia e finanze. Ma dopo i primi due incontri, non c’è ancora una data per il terzo, il più atteso perché dovrebbe riguardare le misure di flessibilità da adottare

La riforma delle pensioni sembra essersi bloccata e i sindacati sono preoccupati. Dopo i primi due incontri delle scorse settimane, non c’è ancora una data per la terza riunione che dovrebbe essere la più importante perché riguarderebbe proprio le misure di flessibilità da adottare nel 2024
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Il piano tra sindacati e Governo era di arrivare a un accordo entro aprile, quando alle Camere verrà presentato il Documento di economia e finanza (Def) con le previsioni di spesa per il 2024. Attualmente, il raggiungimento di questo obiettivo sembra sempre più difficile
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Il Governo Meloni ha posto il superamento della legge Fornero come obiettivo da raggiungere entro il termine della legislatura. Se la scadenza di aprile è difficile da rispettare, è possibile che tutto slitti alla fine dell’estate, con la nota di aggiornamento del Def da presentare entro il 20 settembre

La rifoma delle pensioni potrebbe continuare a essere posticipata a causa di altre questioni a cui il Governo sta dando la priorità, come lo stop al Superbonus, l’addio al Reddito di cittadinanza, la questione migranti e le conseguenze della guerra in Ucraina

Intanto, nel primo incontro con i sindacati, il 24 gennaio, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha garantito che modifiche a Opzione donna sarebbero state poste all’ordine del giorno, ma poi non è stato così e nel secondo incontro, nel quale Calderone non era presente, il sottosegretario Durigon non ha saputo fornire alcuna risposta a riguardo

Una nuova possibilità per Ozione donna potrebbe arrivare con un decreto ad hoc ad aprile che ripristini, per un periodo limitato, i vecchi requisiti, consentendo l’accesso anche a quel 90% di escluse a causa delle modifiche introdotte in manovra

L'ultima legge di Bilancio, infatti, per quest'anno ha introdotto delle modifiche: ha lasciato i contributi a 35 anni ma ha alzato l'età pensionabile a 60, ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni (quindi a 59 anni con un figlio e 58 anni con due o più figli). L'uscita è possibile solo per tre categorie di lavoratrici: caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti da imprese in crisi. Solo in quest'ultimo caso, la riduzione a 58 anni è automatica. La platea potenziale si è ristretta a circa 2.900 lavoratrici

Per il 2024, il rischio è che le novità sul fronte delle pensioni possano essere solo altre misure provvisorie e limitate a una platea circoscritta di beneficiari. Il problema sono le risorse che sarebbero insufficienti per una riforma definitiva che possa soddisfare le richieste dei sindacati, come quella del pensionamento per tutti a 62 anni o con 41 anni di contributi
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