Pensioni, verso modifiche a Opzione Donna in manovra

Economia

Simone Spina

L'anticipo per le lavoratrici potrebbe tornare ad allargarsi: il giro di vite previsto con la legge di Bilancio rischia di essere incostituzionale. Critiche dei sindacati su Quota 103, il meccanismo che dall'anno prossimo permetterà di andare via dal lavoro a 62 anni con 41 di contributi

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Il cantiere pensioni resta aperto. Le novità previste in manovra rischiano di subire modifiche ma bisogna far quadrare i conti. Tra i cambiamenti più probabili ci sono quelli che riguardano Opzione Donna, l’anticipo che ora permette alle lavoratrici di lasciare il posto con 35 anni di contributi e 58 di età se dipendenti pubbliche (59 se assunte nel privato), ma con un robusto taglio dell’assegno.

Come cambia per Opzione Donna

Con la legge di Bilancio si vuole stringere il cerchio, alzando il requisito anagrafico a 60 anni e riservando questa possibilità solo a chi è in situazione di particolare disagio (invalida o se assiste parenti disabili). Se la diretta interessata, invece, è stata licenziata o è impiegata in un’impresa in crisi (per cui è in corso un confronto istituzionale) o ha almeno due figli l’età scenderebbe a 58 (con un figlio 59 anni), ma quest’ultima clausola è sospettata di essere incostituzionale.

Nodo risorse

Per evitare ricorsi, il perimetro di Opzione Donna potrebbe dunque tornare ad allargarsi ma in questo modo la spesa sarebbe maggiore di quella preventivata: un miliardo e mezzo per i prossimi sette anni. Critiche sui costi arrivano intanto su Quota 103, l’anticipo che dall’anno prossimo riguarda tutti i lavoratori con almeno 41 anni di contributi e 62 di età. L’Esecutivo stima che riguarderebbe 41mila persone, ma la Cgil prevede che ne interesserà solo 11mila, per cui la spesa sarebbe inferiore a quanto si legge nella manovra.

Le critiche dei sindacati

Simile la situazione per l’Ape Sociale (l’anticipo per i lavori usuranti che viene prorogato senza cambiamenti), tanto che il sindacato calcola che lo Stato l’anno prossimo per i tre tipi di uscita spenderà un terzo di quanto messo nero su bianco dal governo.

Tagli all'adeguamento all'inflazione

Tutto questo mentre si taglia l’adeguamento delle pensioni al caro vita a partire da 1.600 euro netti al mese, che avranno incrementi minori rispetto a quelli previsti dalla norma attuale facendo risparmiare allo Stato 17 miliardi in tre anni. La rivalutazione all’inflazione sarà più corposa rispetto al passato per gli assegni minimi (50 euro in più per chi ne prende 525 al mese) ma anche su questo potrebbe esserci cambiamenti, dietro la spinta, all’interno della maggioranza, per maggiori aumenti.

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