Usa, Fed contro l'inflazione: nuovo maxi-rialzo dei tassi, su di 75 punti base

Economia
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Si tratta del sesto aumento in un anno, che porta i tassi di interesse al 3,75-4%. Non si arrivava così in alto dal 2008. Powell: "Obiettivo è riabbassare inflazione al 2%. Rallentamento sulla velocità dei rialzi arriverà, ma adesso è prematuro". Sul rischio di recessione: "Nessuno sa se ci sarà e quanto potrebbe essere profonda"

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La Fed procede spedita nella sua lotta all’inflazione e alza i tassi di interesse di altri 75 punti base, portandoli al 3,75-4%, il livello più alto dal 2008. È il quarto maxi-rialzo consecutivo, il sesto dall’inizio del 2022. Continua così a salire il costo del denaro negli Stati Uniti. La strada è quella giusta, dice il presidente della Banca Centrale Usa, Jerome Powell. Se si vedrà calare l’inflazione “in modo significativo”, un rallentamento nella velocità dei rialzi “potrebbe essere alla prossima riunione o a quella dopo". Quindi forse a dicembre, oppure nel 2023. In ogni caso, continua Powell, meglio non sperarci troppo: pensare a una pausa dei rialzi “è prematuro”. Immediata la reazione di Wall Street, con i listini che girano in negativo. Il Dow Jones va a -1,55%, il Nasdaq a -3,36%. L’indice azionario S&P500 perde il 2,51%. 

Powell: "Obiettivo inflazione al 2%"

Con l'inflazione che viaggia intorno all'8%, l’obiettivo della Fed, ribadisce ancora una volta Powell, è riportarla al 2% e garantire così quella stabilità dei prezzi che è il "fondamento" dell'economia. Le mosse della Fed vengono guardate con sospetto da parte di alcuni economisti, che ipotizzano una profonda recessione nel caso in cui si continuasse con i rialzi. Ci sono poi diversi senatori democratici che, con un occhio alle elezioni di metà mandato, accusano la Fed di ignorare la vita di milioni di americani con i suoi aumenti del costo del denaro che rischiano di mettere in ginocchio l'economia senza far calare l'inflazione. Alle critiche, il presidente della Banca Centrale risponde che le strette decise non sembrano esagerate, così come non sembra che "ci siamo mossi troppo velocemente". E in ogni caso, se le decisioni si rivelasse troppo dure, "abbiamo gli strumenti per sostenere l'economia". Meglio così, dice Powell, perché se gli Stati Uniti non si muovono “abbastanza velocemente" il rischio è che l'inflazione si radichi con conseguenze ben peggiori. 

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"Nessuno sa se ci sarà una recessione"

Nonostante i sei aumenti dei tassi dall'inizio dell'anno, l'economia americana – seppur rallentando “significativamente” rispetto al 2021 - “è solida” e il mercato del lavoro “è forte”. Per l'economia mondiale, invece, quello attuale è un momento difficile, dice Powell, che parla di “un'inflazione alta in Europa a causa della guerra e un rallentamento della crescita in Cina a causa della politica Covid Zero". Con i prezzi che restano ai massimi da 40 anni nonostante i rialzi, “nessuno sa se ci sarà una recessione”. E se ci sarà, nessuno sa quanto potrebbe essere “profonda”. 

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