Banca d'Italia: per i commercianti il pagamento in contanti è più costoso del Pos

Economia

Lorenzo Borga

Secondo la Banca d'Italia per un negoziante ricevere denaro elettronico è più economico che incassare un pagamento in contanti. IL CORNER

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Molte polemiche ha sollevato l'innalzamento proposto del tetto ai pagamenti in contanti. E ha fatto riemergere la discussione evergreen sui costi delle transazioni elettroniche per i commercianti.

 

Confesercenti ha per esempio fatto notare che il boom dei pagamenti con carta di credito o di debito "ha dei costi notevoli per gli esercenti", che sarebbero pari a "circa 772 milioni di euro l’anno, fra commissioni e acquisto o comodato del dispositivo". L'associazione dei consumatori di Consumerismo No Profit sostiene a sua volta che "i costi di gestione di carte e bancomat e le commissioni sui pagamenti elettronici arricchiscono le casse degli istituti di credito a discapito di utenti ed esercenti".

Pos più economici del contante

Alcuni dati della Banca d'Italia mostrano che però in realtà i pagamenti elettronici potrebbero far risparmiare i negozianti rispetto al contante. Secondo un'indagine del 2020, ricevere un pagamento elettronico costerebbe meno del cash per l'esercente. Rispetto all'importo della vendita, sui contanti il costo medio per il negoziante è dell'1 per cento mentre con un pagamento via carta o smartphone questa percentuale si riduce allo 0,65 per cento. Una porzione che tra l'altro è in deciso calo: nel 2009 il costo delle transazioni digitali ammontava infatti a poco più dell'1 per cento.

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Contante quanto mi costi

D'altronde il cash non è gratis per l'esercente. Secondo la Banca d'Italia "il costo privato del contante risulta il più elevato a causa dei maggiori oneri (variabili) legati alla sicurezza" come ad esempio i furti, il trasporto valori, le assicurazioni oltre al tempo impiegato per contare l'incasso a fine giornata.

 

Oltre a ciò va considerato inoltre l'onere pagato da tutti i contribuenti, per stampare le banconote e finanziare le verifiche anti-contraffazione. Sommando tutti questi elementi si arriva a una spesa di 7,4 miliardi di euro all'anno, sostanzialmente divisi equamente tra Stato e negozianti.

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I costi privati sono peraltro più cari per i piccoli esercenti, dove più spesso è assente il Pos (per quanto obbligatorio da giugno 2022). Per i bar la spesa supera il punto e mezzo percentuale a transazione, come anche per i ristoranti e gli alberghi. A differenza di quanto accade per la grande distribuzione organizzata, dove i costi si abbattono fino allo 0,6 per cento dello scontrino.

Le offerte sul Pos

Oggi sono decine le offerte commerciali rivolte agli esercizi commerciali per la gestione dei pagamenti elettronici. La più conveniente al momento sul mercato - secondo il sito di comparazione SignorPOS - offre 0€ di canone mensile e una commissione dell'1 per cento per ogni transazione. Sono d'altronde numerosi i contratti che esentano le micro transazioni dalle commissioni, fino anche ai 10 euro.

 

E inoltre è ancora in vigore il credito di imposta del 30 per cento per i costi di gestione e di acquisto del Pos, per tutti i negozianti con un fatturato sotto i 400mila euro.

Credito imposta

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