Diminuisce la popolazione a rischio povertà in Italia, nel 2023 è al 18,9% dice Istat

Economia

Decisivo per il calo dell'incidenza di persone a rischio di povertà il contributo dell'insieme delle misure di sostegno alle famiglie come l'assegno unico universale per i figli. Centro sud e isole le aree più colpite dal disagio. Centro sud e isole rimangono le aree più colpite dalle difficoltà economiche

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Nel 2023, il 22,8% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale: valore in calo rispetto al 2022 (24,4%) a fronte di una riduzione della quota di popolazione a rischio di povertà, che si attesta al 18,9% (da 20,1% dell'anno precedente), e di un lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%).

A dirlo è l'Istat nell'ultima indagine sulle condizioni di vita e il reddito delle famiglie.

Come si legge nel rapporto, inoltre, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) sale in termini nominali (+6,5%), ma flette in termini reali (-2,1%). Il reddito delle famiglie più abbienti è 5.3 volte quello delle più povere.

Il calo dell'incidenza di persone a rischio di povertà, spiega l'indagine, è legato al contributo dell'insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l'assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l'aumento nei costi dell'energia e le modifiche intervenute nella tassazione.

Centro, sud e isole le più colpite

Le persone residenti in Italia che risultano a rischio di povertà sono circa 11 milioni e 121mila individui: hanno avuto, nell'anno precedente l'indagine, un reddito netto equivalente inferiore al 60% di quello mediano (11.891 euro), spiega l'Istat. Il 4,7% della popolazione che si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale corrisponde invece a circa 2 milioni e 788mila individui.

Rispetto al 2022 si osserva un aumento delle condizioni di grave deprivazione in particolare al Centro e al Sud e nelle Isole. La riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è invece particolarmente marcata al Nord e il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza di rischio di povertà (11%). La quota di popolazione in questa condizione è stabile al Centro (19,6%) e si riduce nel Mezzogiorno, l'area del Paese con la percentuale più alta di individui a rischio (39% rispetto al 40,6% del 2022). In quest'ultima ripartizione l'indicatore composito rivela una riduzione della quota di individui a rischio di povertà (32,9% rispetto al 33,7% del 2022) e il segnale positivo della riduzione della quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (16,5% rispetto al 17,1%), mentre aumenta la grave deprivazione (+5,5%).

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Le famiglie a rischio povertà

Nel 2023 l'incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per tutte le tipologie familiari e in particolare per gli individui che vivono in famiglie con quattro componenti (21,8% rispetto al 24,8% del 2022) e per le coppie con due figli (20,6% rispetto a 23,4% del 2022) e con un figlio (19% rispetto a 21,3%) che hanno beneficiato del nuovo assegno unico universale per i figli.

Tuttavia per le famiglie numerose aumentano gli individui in condizione di bassa intensità di lavoro, in particolare aumentano se vi sono cinque e più componenti (6,6% rispetto a 5,1% dell'anno precedente) e in caso di coppie con tre o più figli (6% rispetto al 3,5% dell'anno precedente), presumibilmente per una maggiore difficoltà nella conciliazione delle attività di lavoro e cura. Infine, si legge nell’indagine, il rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per gli individui in famiglie con solo italiani e aumenta leggermente per i componenti delle famiglie con almeno un cittadino straniero (40,1% rispetto al 39,6% del 2022). 

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