Dati sui consumi, Coldiretti: 11% dei cibi indicano regione in etichetta

Economia
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Nei supermercati e ipermercati è aumentata la percentuale dei prodotti con l’indicazione volontaria in etichetta della provenienza regionale. Le abitudini di consumo degli italiani cambiano premiando negli acquisti le produzioni legate al territorio, anche per sostenere l’economia locale

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Da un'analisi della Coldiretti emerge che l’11% dei cibi indicano sulla relativa etichetta la regione di provenienza. La prima posizione in termini di volume di affari nella classifica delle regioni, indica Coldiretti, "spetta al Trentino-Alto Adige con oltre 359 milioni di euro di vendite (1,1% di quota) sostenuta dall'aumento degli acquisti soprattutto di spumante, latte fresco, vini Doc e Docg, speck. Al secondo posto si classifica la Sicilia con 326 milioni di euro grazie ai vini Doc e Docg, i sughi pronti, le arance e le birre, la limonata, la pasta fresca ripiena e i prodotti da forno da ricorrenza mentre a seguire il Piemonte con 301 milioni di euro grazie soprattutto ai vini rossi Doc e Docg, la carne bovina (hamburger), la crescenza, la robiola, il primo sale e le uova di Pasqua. A seguire nell'ordine Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia, Sardegna, Puglia e Umbria nei primi dieci posti".

 

 

Boom di cibi a chilometro zero

L'indicazione volontaria in etichetta della provenienza regionale, sottolinea la confederazione, "evidenzia un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali premiano negli acquisti le produzioni legate al territorio, anche per sostenere l'economia locale". Una tendenza confermata dal boom dei cibi a chilometri zero con quasi 4 italiani su 10 (37%) a caccia di prodotti locali, che risultano al primo posto della classifica sulle intenzioni di spesa per i prossimi mesi, secondo l'analisi Coldiretti sulla base del rapporto Coop 2022. Nel carrello sembrano, invece, destinati a calare i prodotti pronti, l'etnico, più energivoro a causa dei lunghi trasporti, e quelli premium a causa delle esigenze di risparmio per la riduzione del potere di acquisto.     

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