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Il governo inglese aumenta il debito e la sterlina crolla: le lezioni per l'Italia

Economia

Lorenzo Borga

Il Regno Unito e la svalutazione della sterlina hanno attratto tutte le attenzioni dei mercati finanziari. Il risultato delle elezioni italiane non pare invece per ora preoccupare i mercati. LO SKYWALL

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La sterlina britannica a inizio settimana ha toccato il minimo storico nei confronti del dollaro, sotto la soglia di 1,04 dollari per un pound. Superando dunque in negativo il record del 1985. A stimolare la debolezza della sterlina nei confronti del dollaro americano è stato il piano fiscale del governo guidato da Liz Truss, accolto con sfiducia dagli investitori. La neo-premier il 23 settembre ha annunciato un piano di tagli fiscali che arriveranno entro il 2026 a valere 50 miliardi di euro, la più importante riduzione delle tasse dal 1972 secondo l'Institute for Fiscal Studies.

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Il tetto alle bollette

La manovra fiscale si aggiunge al taglio delle bollette annunciato nelle settimane scorse dal governo britannico. Per i prossimi due anni le famiglie pagheranno - in media - al massimo 2500 sterline all'anno per la luce e il gas, con un conseguente risparmio di circa 1800 sterline per il nucleo famigliare medio. Una misura che per solo i prossimi 6 mesi potrebbe costare al bilancio pubblico britannico circa 60 miliardi di sterline, una somma che sarà finanziata prendendo a prestito denaro.

La reazione del mercato

All'annuncio la sterlina si è ulteriormente deprezzata nei confronti del dollaro - era già calata considerevolmente dall'inizio dell'anno - e il tasso di interesse pagato dal Regno Unito per indebitarsi a 10 anni è aumentato di quasi un punto percentuale sul mercato secondario.

 

Rispetto allo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, il differenziale tra i bond inglesi e i Bund è aumentato in modo più deciso. Se fino a metà settembre tra i due spread c'era una differenza di circa 100 punti base, attualmente lo scarto si è dimezzato.

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Il motivo, secondo gli analisti, è che l'aumento del deficit pubblico - quasi raddoppiato per l'anno in corso - non sarà sostenibile per l'economia inglese. Soprattutto in un momento in cui la Banca d'Inghilterra sta tentando di riportare l'inflazione sotto controllo, aumentando i tassi di interesse e vendendo titoli di Stato acquistati negli anni scorsi. Cioè aumentando il costo di indebitamento per famiglie, imprese e pure per lo Stato.

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"Uk trattato come paese emergente"

Secondo il premio Nobel all'economia Paul Krugman, il mercato sta trattando il Regno Unito come un'economia emergente, "in cui gli investitori vedono gli ingenti aumenti di debito come segno di irresponsabilità politica e presagio di un futuro disastro”. Mancherebbe cioè la fiducia nell'operato del governo. Per l'ex segretario al Tesoro americano Larry Summers il piano del governo inglese è "assolutamente irresponsabile" e alimenterebbe rischi per tutto il globo: "Una crisi finanziaria in Gran Bretagna avrebbe un effetto su Londra come centro finanziario globale e quindi c'è il rischio di circolo vizioso".

Per di più la perdita di valore della sterlina potrebbe costringere la Banca d'Inghilterra ad accelerare il rialzo dei tassi di interesse (per ora è atteso un intervento a novembre), per sostenere la valuta britannica incentivando l'afflusso di capitali dall'estero. Ma così potrebbe danneggiare ulteriormente l'economia inglese, per cui la banca centrale prevede già una duratura recessione a partire dal 2023.