L'agenzia di rating teme che le agitazioni politiche e le prossime elezioni possano spostare l'attenzione dalle riforme necessarie "e pesare ulteriormente sulla fiducia e sulla crescita in un momento di elevata incertezza e aumento dell'inflazione". Anche Moody's taglia le stime di crescita dell'Italia: la crescita nel 2022 è prevista al 2,2% e nel 2023 allo 0,8%, contro le precedenti previsioni che segnavano rispettivamente +2,3% e +1,7%. Fmi: "Pil Italia in crescita ma mondo a rischio recessione"
Standard&Poor’s ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita economica dell’Italia: l’outlook passa da “positivo” a “stabile”, mentre resta confermato il rating BBB. Tra i motivi della revisione, l’agenzia mette in primo piano le conseguenze che le agitazioni politiche potrebbero avere sul fronte economico. Le dimissioni del premier Mario Draghi, lo scioglimento anticipato delle Camere da parte del presidente della repubblica Sergio Mattarella e le prossime elezioni in calendario per il 25 settembre potrebbero spostare "l'attenzione da riforme chiave e pesare ulteriormente sulla fiducia e sulla crescita in un momento di elevata incertezza", dice S&P. Ai nervosismi politici si aggiungono “l'elevata inflazione e i rischi alle forniture energetiche dell'Italia".
S&P: "Possibile rialzo rating se prossimo governo andrà avanti con riforme"
L’outlook stabile va quindi a riflettere i rischi “che un rallentamento o un rovesciamento delle riforme" potrebbe portare sul contesto economico e sui conti pubblici dell’Italia. Tuttavia, la prospettiva di un miglioramento non è ancora sfumata del tutto. "Potremmo alzare il rating se il prossimo governo" proseguirà sulla strada delle riforme intraprese dall’esecutivo Draghi e continuerà con il graduale consolidamento di bilancio, afferma S&P. I rating potrebbero invece finire sotto pressione se l'economia italiana scivolasse in una protratta recessione. Un completo stop dei flussi di gas dalla Russia più avanti quest'anno "non può essere escluso". Nel caso in cui accadesse l'Italia registrerebbe una crescita del pil negativa nel 2023 e nel 2024., spiega S&P.
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Moody's: "Instabilità politica è fattore di incertezza"
S&P non è l’unica agenzia di rating che ha rivisto le stime per i conti italiani. Lo stesso ha fatto Moody’s, che prevede una crescita dello 2,2% nel 2022 e dello 0,8% nel 2023, contro le precedenti previsioni che segnavano rispettivamente +2,3% e +1,7%. Anche per Moody’s i motivi sono gli stessi sottolineati da S&P. E quindi, sul fronte economico: le interruzioni della fornitura di gas da Mosca, gli aggiustamenti sul lato della domanda per far fronte all'incertezza sui flussi energetici, il freno ai consumi dovuto all’alta inflazione, il restringersi della liquidità globale. Inoltre, "la protratta instabilità politica” che sta portando il Paese al voto “è emersa come una fonte ulteriore di incertezza per l'Italia in una fase in cui le prospettive economiche sono già a rischio". La crisi politica, dice Moody’s, potrebbe infatti rallentare le risposte italiane alla crisi energetica e al varo di riforme cruciali – giustizia, concorrenza e Fisco in primis – che “sono richieste per accedere alla terza tranche dei fondi del Recovery Fund”. Una crescita più debole potrebbe poi mettere in pericolo “la sostenibilità del debito italiano”. La situazione non è più rosea nel resto dell’Eurozona, per cui Moody's ha tagliato le stime di crescita dal 2,5% al 2,2% nel 2022 e dal 2,3% allo 0,9% nel 2023.
Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale
Anche il Fondo Monetario Internazionale guarda con preoccupazione ai mesi a venire, evidenziando rischi di una recessione global, sempre per le conseguenze portate dalla guerra in Ucraina, l’inflazione e la crisi energetica. L’Italia, in un quadro mondiale difficile, sarebbe però l’unico Stato fra quelli del G7 con il Pil in rialzo nel 2022, grazie soprattutto al turismo e al settore industriale. Non senza rallentamenti rispetto a quanto previsto qualche mese fa. "Vediamo un significativo rallentamento della crescita in Italia nel 2023 a +0,7%, un punto percentuale in meno rispetto alle stime di aprile", ha detto Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del Fmi, che si augura – essendo “aumentata l'incertezza politica” - che le riforme in programma “siano fatte”.