Si tratterebbe del primo caso nell'ultimo secolo. Nessuna dichiarazione ufficiale è attesa dai mercati, anche se almeno per ora l'evento avrebbe in realtà una valenza più che altro simbolica
Russia sull'orlo del default, per la prima volta dal 1918. Dopo mesi vissuti in bilico, alle prese con interpretazioni, cavilli ed escamotage, il Paese fronteggerà tra poche ore l'effetto più eclatante della battaglia finanziaria innescata da Usa e Ue dopo l'invasione dell'Ucraina (GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE).
Il periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate, bloccate a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino, scade alla mezzanotte. Nessuna dichiarazione ufficiale è attesa dai mercati, ma se gli investitori non incasseranno i loro soldi entro l'ora stabilita, domani mattina, secondo i documenti obbligazionari, scatterà tecnicamente il default. L'evento avrebbe, in realtà, valenza più che altro simbolica, almeno per ora. La Russia è infatti un Paese economicamente, finanziariamente e politicamente già emarginato per gran parte dell'Occidente. In più il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte del debitore ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori.
Le mosse degli Usa e di Mosca
"Chiunque può dichiarare quello che vuole e può provare ad attaccare alla Russia qualsiasi etichetta. - ha detto non a caso nei giorni scorsi il ministro delle finanze russo Anton Siluanov - Ma chiunque capisca la situazione sa che non si tratta in alcun modo di un default". Mosca ha già sfiorato la stessa probabilità nei primi mesi di quest'anno, ma ha gestito la situazione modificando i metodi di pagamento. A maggio, il Tesoro americano non ha però rinnovato la licenza che esentava gli investitori americani dalle sanzioni: e da quel momento per i russi è diventato impossibile pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni. Mosca ha tentato quindi di innescare un nuovo meccanismo finanziario per pagare in rubli, dimostrando di essere in grado di rispettare i suoi impegni, ma anche gli intermediari in un primo momento non oggetto di sanzioni sono stati colpiti da una stretta ancora più vigorosa.
Cosa potrebbe accadere
Dopo i 30 giorni di 'grazia', il problema torna dunque ora a riproporsi, così come i dubbi sul cosa succederà dopo la mezzanotte, in uno scenario assolutamente unico. Di solito sono le principali agenzie di rating ad emettere la sentenza di fallimento di uno Stato sovrano, ma le sanzioni vietano a ciascuna di loro di esercitare attività in e con la Russia. Gli obbligazionisti potrebbero raggrupparsi per mettere a punto una dichiarazione congiunta, ma potrebbero anche preferire aspettare per monitorare l'evoluzione della guerra in Ucraina e per cercare di capire se e come ottenere il denaro che gli spetta. "Una dichiarazione di default è un evento simbolico - hanno spiegato a Bloomberg gli economisti del Nomura Research Institute - Il governo russo ha già perso l'occasione emettere debito denominato in dollari. Già da ora, la Russia non può prendere in prestito dalla maggior parte dei paesi stranieri". Per la Russia si tratterebbe del secondo mancato rimborso del debito estero dopo quello del 1918, quando il governo sovietico si rifiutò di ripagare le somme accumulate dagli zar. Nel 1998, con la crisi del rublo, la Federazione russa si dichiarò invece inadempiente sul debito interno, annunciando una moratoria sul rimborso del debito contratto con gli investitori stranieri.