
Decreto luglio, il governo prevede taglio del cuneo e più soldi in busta paga da settembre
L’intenzione del Presidente del Consiglio è quella di far approvare un provvedimento all’inizio del prossimo mese per aiutare sia le famiglie con il caro benzina e le bollette che i lavoratori fino a fine anno. Permane però il problema delle coperture: il piano costerà 10 miliardi e finora soltanto una piccola parte è sicura

Aiuti alle famiglie sul caro benzina e le bollette e un taglio del cuneo fiscale per chi guadagna meno di 35mila euro. Questi sembrano essere i punti principali che il presidente del Consiglio Mario Draghi intende introdurre in un decreto ad hoc nel mese di luglio, che avrà l’obiettivo di confermare alcune misure prese finora fino alla fine dell’anno, in attesa di renderle strutturali con la finanziaria 2023
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Il problema però è che mancano le coperture. Il taglio di 4 punti percentuali del cuneo fiscale e gli aiuti alle famiglie hanno un costo che si aggira sui 10 miliardi di euro. Due miliardi di euro arriverebbero da un’ulteriore tassazione sui profitti delle aziende energetiche dal 25 al 30 per cento che aiuterebbe a coprire i costi del taglio del cuneo. Mancherebbero i soldi per le altre coperture: probabile che a quel punto venga disposto un incremento del gettito Iva
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Per quanto riguarda la benzina, le idee dell’esecutivo sembrano essere chiare: i 30 centesimi di sconto su benzina e diesel verranno confermati. Il costo dell’operazione sarà di un miliardo di euro al mese; perciò, saranno 6 entro la fine dell’anno. Un’eventuale revisione al ribasso prevederebbe che la manovra entri in vigore soltanto per gli ultimi tre mesi dell’anno, con un costo conseguente di 3 miliardi
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Anche sulle bollette l’intenzione è quella di andare avanti secondo lo schema attuato finora: il taglio agli oneri di sistema e lo sconto sul 5 per cento dell’Iva per il metano domestico verrà confermato. Il costo sarà di 6,5 miliardi
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Poi c’è il taglio del cuneo. Secondo il Messaggero sarà operativo per coloro che guadagnano meno di 35mila euro che però già beneficiano di uno sgravio intorno all’0,8 per cento. Probabile che il governo decida di raddoppiarlo, passando all’1,6 per cento, e che lo renda attivo a partire da settembre fino a fine 2022. I lavoratori avrebbero 70/80 euro in più in busta paga al mese e il costo sarebbe di 2,5 miliardi. L’operazione sarà resa strutturale con la prossima finanziaria
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Il problema delle coperture potrebbe imporre una revisione al ribasso dell’operazione, che significherebbe renderla disponibile soltanto per coloro che guadagnano tra i 15 e i 20 mila euro. Il governo non vorrebbe ricorrere ad altro deficit per finanziare le misure, perciò è possibile che alcune risorse arrivino ad esempio dalla prossima riforma dell’Irpef

Il governo poi si trova a dover fronteggiare anche la questione del bonus di 200 euro, contributo una tantum presente nel decreto Aiuti per tutti coloro che percepiscono meno di 35mila euro secondo il proprio Isee. Secondo il governo la sua erogazione è automatica ma secondo i consulenti del lavoro non è così

A loro dire, infatti, l’erogazione è riconosciuta in maniera automatica dal datore di lavoro nella busta paga di luglio previa però "dichiarazione del lavoratore di non essere titolare delle prestazioni di cui all’articolo 32, commi 1 e 18"

Questo significa che il lavoratore che intende ottenere il bonus deve presentare un’autocertificazione che sottolinei come lui non l’abbia ricevuto perché in famiglia non c’è né un percettore del reddito di cittadinanza né titolare di pensione

Questo significa che alcune categorie, come pensionati, titolari del reddito di cittadinanza, disoccupati con Naspi o DisColl, la riceveranno senza bisogno di autocertificazioni dall’Inps. Tutti gli altri avranno bisogno di riportare il proprio stato