Buoni pasto, imprenditori: “Commissioni troppo alte, o riforma o non li accetteremo più”
Sei associazioni in rappresentanza di ristorazione e distribuzione commerciale chiedono una modifica del sistema, in vista della nuova gara Consip per l'erogazione dei ticket: "Ogni 10mila euro incassati se ne perdono 3mila. Così le aziende non potranno più accettarli". Assoutenti: "Boicotteremo chi li rifiuterà". Nel 2019 sono stati emessi 500 milioni di buoni, per un giro d'affari da 3,2 miliardi di euro

Senza una riforma del sistema di erogazione dei buoni pasto, ristorazione e distribuzione commerciale alimentare potrebbero smettere di accettare i ticket. L’ipotesi è stata ventilata da sei tra le principali associazioni di categoria - ANCD Conad, ANCC Coop, FIEPeT Confesercenti, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio – che lamentano come per gli imprenditori i buoni pasto rappresentino “una tassa occulta”
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"Una volta scalati gli oneri di gestione e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro", hanno detto le associazioni. E mentre da un lato si chiede di “accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto", dall’altro le associazioni a tutela dei consumatori (fra cui Assoutenti e Unc) - pur riconoscendo l’esistenza di un problema di alti oneri - promettono il boicottaggio di chi rifiuterà i ticket
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IL GIRO D’AFFARI DEI BUONI PASTO PRE-PANDEMIA – Il giro d’affari dei ticket, guardando ai numeri del 2019, è stato di 3,2 miliardi di euro per 500 milioni di buoni emessi. A beneficiarne sono stati 3 milioni di lavoratori, 2 milioni del settore privato e un milione di quello pubblico. In totale, ogni giorno, si stima che vengano utilizzati 13 milioni di ticket nella rete di bar, ristoranti, supermercati e altri esercizi convenzionati
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COSA CHIEDONO RISTORAZIONE E SUPERMERCATI – L’allarme lanciato dalle sei associazioni di rappresentanza per ristorazione e distribuzione alimentare arriva a ridosso di una nuova gara Consip per disciplinare il sistema dei buoni pasto. Si chiede innanzitutto "la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto”
Altroconsumo, prezzo alimentari aumentato anche del 43%Nel corso delle ultime gare Consip, nel 2018 e nel 2020, gli esercenti – denunciano le associazioni – “si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9)”. Il meccanismo, dicono, finisce per “scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale”
Frena l'economia, salgono i prezziOltre a nuovi criteri di gara, si chiede poi una “riforma complessiva del sistema, seguendo l'impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati". In pratica, si legge in un manifesto dei presidenti delle sigle, “un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l'esercente”

ANCD Conad, ANCC Coop, FIEPeT Confesercenti, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio chiedono anche “la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici"

Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe Confcommercio, definisce “inaccettabili” i livelli di commissioni uguali a quelli delle precedenti gare. “Se queste fossero le condizioni dell’assegnazione – dice - è ragionevole pensare che le aziende non saranno nelle condizioni di accettare più i buoni pasto”. Il problema è economico, ma anche morale: “Non è accettabile che lo Stato in un momento come questo dell'economia e della crisi dei pubblici esercizi ponga una nuova tassa sulla ristorazione”, continua Stoppani
Tutte le associazioni riconoscono comunque la valenza sociale dei buoni pasto. Quello dei ticket, dice ad esempio il segretario generale ANCD Conad Alessandro Beretta, “è il più antico strumento di welfare, anche uno strumento molto diffuso”. Il problema è che “il welfare però lo paga solo qualcuno, lo Stato ha deciso di non pagarlo, e lo deve pagare qualcun altro. Noi non siamo disposti a pagarlo per tutti"

LA RISPOSTA DELLE ASSOCIAZIONI A TUTELA DEI CONSUMATORI – Non si è fatta attendere la replica di Assoutenti, che avverte: se la Grande distribuzione rifiuterà di accettare i buoni pasto "partirà una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte"

Assoutenti non nasconde che la tematica delle commissioni eccessive sui buoni pasto sia “un problema reale che, in Italia, si ripresenta ciclicamente”, spiega il presidente Furio Truzzi. Se le imprese del commercio e della ristorazione hanno quindi “ragione di protestare”, non sarebbe giusto andare a discapito dei lavoratori che utilizzano i ticket “per fare pressioni sul governo”

Truzzi propone l’istituzione di “un tavolo con tutti i soggetti della filiera finalizzato a garantire condizioni eque per tutti, rivedendo in tal senso i criteri delle gare Consip sui buoni pasto che non possono mai essere al ribasso". Un addio ai buoni pasto, “oltretutto in un momento in cui i prezzi al dettaglio sono alle stelle”, per Assoutenti sarebbe solo un “ingiusto aggravio di spesa” per i cittadini
Si propone anche di “applicare una scontistica in favore di chi paga con denaro o carte, in modo da limitare lo strapotere delle grandi imprese dei buoni pasto". Massimiliano Dona, presidente Unc, è più critico: “Al di là del fatto che bar e ristoranti traslano il costo delle commissioni sul cliente finale e che, quindi, a pagarlo non solo loro ma i consumatori – dice - è chiaro che se un esercizio rifiuterà i buoni pasto sarà nostra cura segnalarlo per la revoca della convenzione per il grave inadempimento delle obbligazioni contrattuali”