Pil, Bonomi: “I dati fanno temere l'arrivo di una recessione, servono riforme”

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Per il presidente di Confindustria è più che mai necessario che l'Italia porti a termine le importanti riforme sul tavolo del governo. A ostacolare il premier Draghi sarebbero i partiti, impegnati in una "battaglia tra bandiere". Bonomi apre alla possibilità di riflettere sulla produzione di energia nucleare italiano e avverte: "Non siamo pronti a dire subito basta al gas russo"

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I dati sul Pil relativi al primo trimestre del 2022 non sono confortanti: l’Italia, dice il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, intervistato dal direttore dell’Agi Mario Sechi, potrebbe andare in recessione. La situazione è più complicata adesso che durante la pandemia da Covid-19. “Oggi purtroppo siamo in presenza di una serie di componenti esogene: l'aumento del prezzo delle materie prime, i costi energetici”, dice Bonomi, secondo cui è più che mai necessario proseguire con la via delle riforme che al momento “sono ferme”: fisco, concorrenza, politiche attive del lavoro, giustizia. La colpa, secondo il presidente di Confindustria, non sarebbe del presidente del Consiglio Mario Draghi, ma piuttosto dei partiti impegnati a portare avanti la loro “battaglia tra bandierine”.

Draghi e i partiti

Vanno “molto bene” i rapporti tra Confindustria e il premier Draghi. Bonomi sottolinea come il presidente del Consiglio sia riuscito a riposizionare “con autorevolezza l'Italia nel suo alveo naturale: Europa, America, Nato”. Bene anche l’asse Palazzo Chigi-Quirinale: con Draghi e con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’Italia può contare su “una coppia di assi”. Il problema è “che i partiti non hanno lo stesso interesse per questo grande disegno geostrategico". Le forze politiche, secondo Bonomi, non stano consentendo a Draghi di portare a termine le delicate riforme di cui l’Italia ha bisogno: “Hanno iniziato a rallentare l'azione riformatrice per le elezioni amministrative dello scorso autunno: Torino, Milano, Roma, Bologna, Napoli. Poi c'è stata una legge di Bilancio che arrivava sotto le elezioni per il Quirinale. E purtroppo avremo ancora un periodo elettorale molto lungo, si vota in giugno un turno amministrativo numericamente importante, avremo a novembre le elezioni regionali in Sicilia e si spera a marzo il voto politico, a meno che non lo vogliano anticipare. Bisogna stare vicino al presidente del Consiglio perché abbia la forza per fare le riforme. Draghi aveva ben chiaro cosa fare, non da oggi: il problema è che i partiti gli diano la possibilità di farlo".

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"L'Italia non è in grado si sostituire del tutto il gas russo"

Le sanzioni adottate contro la Russia non stanno colpendo “la capacità di finanziamento” di Mosca. Per Bonomi, se si vuole infliggere seriamente un colpo al Cremlino, “vanno bloccate le esportazioni di gas, petrolio e carbone della Russia, ma vanno valutati in maniera molto seria gli effetti”. Tra questi, bisogna considerare cosa succederebbe se l’Italia bloccasse le importazioni di gas russo. Per il presidente di Confindustria “non siamo in grado di sostituire completamente subito il gas russo, vorrebbe dire un crollo della produzione del Paese”. Tuttavia, l’associazione degli industriali sarebbe comunque pronta ad appoggiare il "governo nelle decisioni che prenderà”.

Energia nucleare in Italia

Uno dei temi più dibattuti delle ultime settimane è anche la posizione dell’Italia rispetto all’energia nucleare. Bonomi - secondo cui l’Italia starebbe pagando “decenni di politiche sbagliate sull'energia” - riflette su come il Paese sia fermo a “un referendum di 34 anni fa sulle tecnologie di 34 anni fa. La tecnologia ha cambiato tutto. Mi piacerebbe che questo Paese discutesse nel merito: c'è il nucleare di nuova generazione, possiamo parlarne?”. Per Bonomi la riflessione deve essere “di merito” e deve trovare “una base di discussione in Europa", dove “14 Paesi su 27” lavorano già con energia nucleare.

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Dalla pandemia alla guerra in Ucraina

Per Bonomi parlare di industria non significa solo parlare di produttività. Si tratta anche di una “questione di sicurezza nazionale”: le conseguenze della guerra in Ucraina lo dimostrano. Dopo la ripresa economica dovuta alla fine del periodo peggiore della pandemia da coronavirus “sembrava arrivato il momento della grande ripartenza dell'economia”. Un’illusione, secondo Bonomi: “La luce in fondo al tunnel era quella di un altro treno, quello della guerra di Putin, delle tensioni crescenti tra Stati Uniti e Russia, di un'Europa che rischia di essere il manzoniano vaso di coccio tra i vasi di ferro”. Secondo Bonomi è il momento di “guardare alla realtà e occuparci dell'Italia con l'idea che siamo in un conflitto che disegnerà un nuovo ordine mondiale. Che partita vogliamo giocare? Abbiamo una visione?”.

Crisi economica e costo del lavoro

Un’altra partita aperta sul tavolo del governo riguarda il mondo del lavoro. Secondo Bonomi è fondamentale che non si vadano ad aumentare le tasse: “Il 16% delle imprese italiane ha già ridotto o sospeso le produzioni a causa degli aumenti, se perdurano le condizioni della guerra un altro 30% sospenderà la produzione, significa che quasi un'impresa su due in Italia rischia di fermarsi”. Bonomi dice che Confindustria è pronta a sedersi a un tavolo con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ma prima deve avere una una proposta su cui discutere. E precisa: condizionare gli interventi futuri a un diverso rinnovo contrattuale sarebbe una scelta “sbagliata”.

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