
Shrinkflation, meno prodotto e stesso prezzo: cos’è il fenomeno denunciato dai consumatori
Con questo termine si indica la pratica di ridurre le dimensioni dei prodotti di largo consumo per mascherare l'aumento del prezzo: la cifra che si paga rimane la stessa, ma il prodotto che si compra è di meno. È successo anche con le colombe di Pasqua. Le associazione dei consumatori presentato esposti all’Antitrust

Si chiama “shrinkflation”, una parola che deriva dall’unione dei termini inglesi “shrink” (che vuol dire “restringere”) e “inflation” (“inflazione”). Vediamo cos’è questo fenomeno e perché non piace ai consumatori
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La shrinkflation indica la pratica di ridurre le dimensioni e/o il peso dei prodotti di largo consumo per mascherare l'aumento del prezzo: la cifra che si paga rimane la stessa, ma il prodotto che si compra è di meno. A ridimensionarsi può essere solo il contenuto di una confezione, tutta la confezione o i servizi che si offrono
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Si tratta di un fenomeno che non riguarda solo l’Italia ma anche altri Stati, come ad esempio gli Usa e il Regno Unito. Nelle ultime settimane, anche le associazioni dei consumatori del nostro Paese hanno deciso di denunciarlo
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Il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia: ha chiesto di aprire indagini per verificare se la prassi avviata dai produttori - ridurre le quantità dei prodotti venduti ai consumatori senza ridurre il prezzo delle confezioni - possa costituire un qualche tipo di reato, dalla truffa alla pratica commerciale scorretta
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Per spiegare la shrinkflation, il Codacons dice: “In sostanza il cartellino del prezzo resta esattamente lo stesso (in alcuni casi aumenta seppur di poco) mentre la confezione del prodotto – sia esso un flacone di detersivo, una bottiglia di vino o una scatola di fazzoletti, un pacco di biscotti ecc… – è leggermente più piccola, o contiene qualche unità di prodotto in meno. Un trucchetto che consente enormi guadagni alle aziende produttrici ma di fatto svuota i carrelli e le tasche dei consumatori, realizzando una sorta di 'inflazione occulta'”
La denuncia dell'Unione Nazionale Consumatori
Inoltre, continua Codacons, “tutto avviene sotto lo sguardo inconsapevole del consumatore, il quale nel momento in cui acquista ad esempio una busta di patatine fritte difficilmente si chiede che dimensioni aveva la confezione di quello specifico prodotto uno o due anni fa. I consumatori, infatti, tendono ad essere sempre sensibili al prezzo, ma potrebbero non notare piccoli cambiamenti nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o sul peso di un prodotto"

Il Codacons fa sapere che, secondo una recente indagine Istat, i casi registrati in mercati, rivendite e super-mercati italiani sono stati almeno 7.306: "I picchi si registrano nel settore merceologico di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato, miele (in 613 casi diminuzione della quantità e aumento del prezzo) e in quello del pane e dei cereali (788 casi in cui, però, si è riscontrata solo una riduzione delle confezioni). Bibite, succhi di frutta, latte, formaggi, creme, lozioni sono le altre categorie di prodotti a cui è bene prestare particolare attenzione”

Il fenomeno dello shrinkflation è stato osservato, denunciano le associazioni dei consumatori, anche durante il periodo di Pasqua, con il peso di alcune colombe che è diminuito rispetto al 2021 mantenendo lo stesso prezzo e, spesso, la stessa confezione. Anche l'Unione Nazionale Consumatori, che ha presentato un esposto all'Authority, ha fatto notare come alcune colombe che fino allo scorso anno erano di un chilo, quest’anno siano finite sugli scaffali allo stesso prezzo e con la stessa confezione ma con un peso di 750 grammi

"Ridurre il peso è una pratica legittima, a patto che non si inganni il consumatore medio inducendolo in errore rispetto al prezzo effettivamente praticato, falsandone il processo decisionale, invogliandolo in tal modo a fare un acquisto che non avrebbe fatto solo perché ingannato sulla convenienza di quel prodotto, in realtà più caro", ha detto Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori

A finire nel mirino dell'associazione sono anche le mozzarelle da 100 grammi invece che da 125, il caffè da 225 al posto di quello da 250 grammi, la pasta non nei formati consolidati da 500 grammi e da 1 Kg, il tè con 20 bustine invece di 25 e altri prodotti. L'Unc ha chiesto anche all'Antitrust di fare controlli a tappeto per sanzionare i negozianti che omettono di indicare il prezzo per unità di misura, violando l'art. 17 del Codice del Consumo