Caro-carburanti, cosa paghiamo quando facciamo il pieno

Economia

Simone Spina

Gli aumenti di benzina e diesel sono dovuti soprattutto ai prezzi dei prodotti petroliferi raffinati, più che alle quotazioni internazionali del greggio. A pesare sono anche le tasse. Alcuni paesi europei come la Francia hanno già deciso degli sconti, intervenendo sull'Iva. Una strada che potrebbe essere seguita dal nostro Paese

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C’è da chiedersi a cosa siano dovuti gli ultimi aumenti di benzina e diesel. Negli ultimi tre mesi le quotazioni del petrolio sui mercati internazionali hanno intensificato la loro corsa, con uno sprint nella prima parte di marzo, quando la guerra in Ucraina era già realtà (il Brent, il greggio europeo, è salito del 60 per cento dalla prima settimana di gennaio e di oltre il 20 per cento da inizio mese).

Prezzo alla pompa, dipende dal Platts

Quanto avviene sui mercati però non si riflette immediatamente, e nella stessa misura, sui prezzi alla pompa. Questi non dipendono direttamente dal barile ma dal cosiddetto Platts, l’agenzia londinese del gruppo Standard And Poor's (nota per dare le pagelle ai bilanci degli Stati) che fotografa i prezzi dei prodotti raffinati per centinaia di compagnie energetiche. I due valori sono correlati, ma occorre circa un mese perché gli aumenti della materia prima si trasferiscano al carburante che si trova al distributore.

Il peso delle tasse

Inoltre, il costo del petrolio rappresenta solo una parte del prezzo della benzina. Se paghiamo la verde 2,3 euro al litro, quasi 73 centesimi sono accise, cioè tributi fissi, e altri 41 centesimi vanno via per l'Iva, l’imposta sui consumi. In pratica, quasi la metà di quello che spendiamo sono tasse, mentre il margine, cioè il guadagno lordo del distributore, si aggira intorno al 2-3 per cento.

Extraprofitti per lo Stato

Assopetroli, che riunisce i distributori al dettaglio, quantifica in 200 milioni quanto lo Stato incasserà di più a marzo grazie all’Iva: l’aumento del prezzo alla pompa, infatti, si traduce in 10 centesimi in più al litro che vanno al Fisco. E' su questi extraprofitti che si potrebbe agire per contenere i prezzi per gli automobilisti, come annunciato in Francia, dove da aprile (e per quattro mesi) ci sarà uno sconto di 15 centesimi al litro che costerà due miliardi alle casse pubbliche o come è intenzionata a fare la Germania per tenere il prezzo sotto i 2 euro.

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