Temperature più basse per i termosifoni e nuovi canali di approvvigionamento. Queste alcune delle misure del piano europeo per ridurre la dipendenza dal metano che fornisce Mosca. Molte però le incognite
Il prossimo inverno dovremo tenere i riscaldamenti più bassi? La possibilità è concreta, tanto da essere una delle misure previste dal piano europeo per ridurre le importazioni di gas dalla Russia. Non si tratta della principale strategia per tagliare gli acquisti da Mosca (e i soldi per la guerra in Ucraina) ma, probabilmente, è quella più semplice.
Con un grado in meno
Riducendo di un grado la temperatura dei termosifoni, si risparmierebbero 10 miliardi di metri cubi, circa il 9 per cento del metano che l’Europa compra dal Paese di Vladimir Putin. Per l’Italia, dove per scaldarci impieghiamo quasi un terzo di tutto il gas che consumiamo, girando il termostato da 22 a 21 gradi, risparmieremmo un miliardo di metri cubi.
Termostato giù di quattro gradi
Si potrebbe fare molto di più: con quattro gradi in meno (termostato a 18 gradi) potremmo fare a meno di una bella fetta del metano russo (circa il 17 per cento) e alleggerire la bolletta. Ancora meglio se si sostituisse la caldaia con una pompa di calore elettrica, ma per installarne 10 milioni (e tagliare i consumi di 12 miliardi di metri cubi) servono cinque anni.
Più gas liquefatto
Nell’immediato, l’Europa punta di più nel trovare altri fornitori, che potrebbero darci, entro quest’anno, un terzo del gas che ci serve. Parliamo di 60 miliardi di metri cubi, dei quali 10 via tubo e altri 50 via nave. Bisogna però firmare nuovi contratti e capire quanto realmente ne può arrivare. I gasdotti hanno capacità limitate e i fornitori hanno già preso impegni di lungo periodo. Per avere il metano liquido (si tratterebbe di quintuplicare gli ordini) potrebbero darci una mano gli Stati Uniti (primo produttore al mondo di gas) e il Qatar, ma bisogna avere impianti che non si costruiscono dall’oggi al domani.
In Italia solo tre rigassificatori
In Europa ci sono una trentina di rigassificatori, in Italia tre. I nostri adesso non sono al massimo della loro capacità produttiva. “Vanno al 60 per cento”, ha detto il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, aggiungendo che un altro (galleggiante) sarà installato entro pochi mesi. Servirebbe, invece, qualche anno per far partire quello siciliano di Porto Empedocle.