Senza il metano russo l’Italia si troverebbe in grosse difficoltà. In teoria ci sono molte soluzioni, ma nessuna realizzabile in poco tempo. Nell’immediato si potrebbero abbassare i riscaldamenti, consumare meno energia con comportamenti più attenti, ridurre l’illuminazione pubblica. I risparmi in alcuni casi potrebbero essere rilevanti, ma difficilmente potremmo subito fare a meno di Mosca
L’inverno è quasi finito e con il gas che abbiamo messo da parte negli stoccaggi per i prossimi mesi dovremmo cavarcela anche se i gasdotti russi dovessero chiudersi. Ma dopo? Il pensiero già va al prossimo autunno, e i timori non mancano. Sia per il metano che per l’energia elettrica (che produciamo per metà con il metano stesso). Perché a dispetto delle tante soluzioni previste per liberarci di questa dipendenza, quasi nessuna può realizzarsi nel giro di poche settimane o mesi.
Un terzo del gas per scaldarci
Tra queste, ovviamente, c’è quella di abbassare il riscaldamento nelle nostre case. Una misura che può farci risparmiare grandi quantità di metano, visto che quasi un terzo di quello che utilizziamo serve per i termosifoni di case e uffici.
Abbassare la temperatura
Si stima che ridurre di un solo grado la temperatura negli edifici ci farebbe bruciare il 5 per cento di gas in meno quasi senza accorgercene. Un miliardo di metri cubi. Non tantissimo, se venissero meno i 30 miliardi di metri cubi dalla Russia.
Ma se i gradi in meno fossero 4 (tenendo cioè le nostre case al massimo a 18 gradi e indossando magari un maglione in salotto) i risparmi sarebbero giganteschi, per dirla con l’ex amministratore delegato di Eni ed Enel Paolo Scaroni. Circa 5 miliardi di metri cubi, l’equivalente di quanto la Russia ci dà in due mesi.
Via la vecchia caldaia
E’ ovvio che si potrebbe fare ancora di più per ridurre i consumi. Ad esempio, sostituire la vecchia caldaia con una pompa di calore elettrica, che promette di ridurre del 66 per cento l’utilizzo di energia e inquina meno. Se le avessimo tutti, prevede il numero uno dell’Enel Francesco Starace, potremmo ridurre l’uso di metano di 10 miliardi di metri cubi (cioè un terzo dell’import dalla Russia). Ma ci vorrebbero dieci anni.
Spegnere le luci inutili
E così il problema rimane. Cosa fare nell’immediato, visto che anche cambiare gli infissi, la caldaia, i termosifoni richiede tempo e soldi? La risposta resta la stessa: cambiare i comportamenti. Non aprire troppo a lungo le finestre, chiudere gli spifferi, sfiatare i radiatori, usare la lavatrice quando costa meno, spegnere le luci inutili e così via. Messi tutti insieme possono dare risultati sorprendenti: esperimenti condotti negli Stati Uniti hanno quantificato un calo dei consumi di oltre il 15%. Altri miliardi di metri cubi di gas in meno.
Troppi lampioni accesi
Ma non ci sono solo le famiglie. Pensiamo all’illuminazione pubblica: la stima che fece a suo tempo Carlo Cottarelli è che adeguandoci ai paesi meno spreconi potremmo ridurla della metà. Più o meno un altro miliardo di metri cubi di gas in meno.
Cosa ci insegnano le crisi precedenti
Tutto ciò non sarebbe nemmeno una novità. Nel 2006 per superare un’altra crisi fra Kiev e il governo di Vladimir Putin, il governo dell'epoca impose di tenere i riscaldamenti accessi un’ora in meno e con una temperatura più bassa di un grado. Il risultato: in poche settimane 220 milioni di metri cubi di metano risparmiati con il solo razionamento domestico, a cui aggiungere quello all’industria (quasi cinque volte tanto) che però comporta dei costi e ricadute sull’economia. Quel che è certo è che se dovessimo fare a meno nel gas russo per il prossimo autunno non basterebbe.