
Scuola, cosa sono i ristori educativi e perché se ne parla
In Commissione affari sociali è stato approvato un emendamento che prevede un fondo da due milioni di euro per attività gratuite extra scolastiche di tipo culturale e sportivo. Come spiega uno dei firmatari, andranno "a favore di tutti i ragazzi che in questi due anni hanno perso tante ore di studio in presenza"

Dopo i ristori per le imprese, arrivano anche quelli per i ragazzi. In Commissione affari sociali è stato approvato un emendamento al decreto sulle misure urgenti per fronteggiare l'emergenza COVID-19 che introduce i cosiddetti “ristori educativi” con un fondo da due milioni di euro. "Li abbiamo volutamente chiamare così perché anche le studentesse e gli studenti hanno bisogno di essere ristorati come è avvenuto per le aziende e per i professionisti", dice Paolo Lattanzio, primo firmatario della proposta emendativa insieme a Paolo Siani
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Come hanno spiegato i due deputati, entrambi del Pd, non si tratta di bonus né aiuti in denaro bensì di “opportunità educative e di arricchimento” come attività culturali, sportive, soggiorni estivi e altre forme di sostegno sulla base delle ore di insegnamento perse in questi due anni
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"Il nostro emendamento al decreto 1/2022 è importante perché finalmente avvia i Ristori Educativi, riconoscendo che i danni della pandemia peggiori li hanno subito soprattutto i ragazzi e le ragazze. La Dad, per quanto fatta con dedizione da alcuni professori, ha comportato perdite educative, culturali e socio-relazionali”, si legge in una nota
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“Nei prossimi mesi - prosegue la nota - si lavorerà per avere una mappatura chiara dei gap e dei territori su cui intervenire”. L’intenzione è quella di promuovere una call sia al corpo docente che studentesco per raccogliere idee e capire di cosa c’è più bisogno. Il progetto prevede un ampio coinvolgimento del Terzo settore
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"In Italia - ha detto Lattanzio - la dispersione scolastica è risalita al 14%. I ristori educativi non sono solo un intervento riparativo ma servono a costruire senso di comunità e appartenenza e a colmare i più evidenti divari sociali. Un intervento che non è universalistico: noi non daremo 100 euro a chiunque, ma compenseremo i giorni di scuola persi con attività formative"
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Secondo Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’introduzione dei ristori educativi “è un provvedimento rilevante, perché, a due anni di distanza dall'inizio della pandemia, si riconosce che il danno prodotto dalla crisi non è solo quello economico, ma è anche una perdita educativa che oggi pesa sulle spalle dei bambini e degli adolescenti"

Secondo Milano, che nei giorni scorsi aveva parlato dell’importanza di colmare anche un “deficit di socialità”, si potrà ora sperimentare un nuovo modello di intervento educativo da inserire all'interno della programmazione delle risorse ordinarie per lo sviluppo dei Patti educativi di Comunità. La cifra stanziata è però troppo bassa rispetto alle effettive esigenze

Siani dice che i ristori educativi sono “un modo per far sentire ai ragazzi che più hanno sofferto in questi anni la vicinanza della politica” e che bisogna assicurare loro un “sostegno vero anche nei prossimi anni quando saremo fuori dalla pandemia”

Le conseguenze negative delle restrizioni sui ragazzi sono state evidenziate anche nelle ultime ore dal Polo Zero-17 Fatebenefratelli a Cernusco sul Naviglio che tratta i disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza. Secondo le stime, il 30% dei ragazzi qui in cura ha problemi legati a quanto vissuto negli ultimi anni. In generale, il disturbo prevalente è quello dell’apprendimento, ma il lockdown e le altre misure hanno anche causato ansia e il cosiddetto ritiro sociale

Questi dati non sono nuovi. Già alcune settimane fa, durante il congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, era stato sottolineato che l’incidenza di depressione e ansia fra i ragazzi era raddoppiata rispetto a prima della pandemia
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