
Smart working, pro e contro: il dibattito in Italia e il parere dell'Oms
Ancora pareri discordanti sulla modalità di lavoro da remoto che è stata a lungo utilizzata durante i mesi di pandemia da Covid-19. Intanto l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Organizzazione internazionale del lavoro avvertono: il telelavoro aumenta il rischio di isolamento sociale e di depressione. Inoltre favorisce il consumo di fumo e alcol e conduce a una vita più sedentaria

È ancora aperto il dibattito sullo smart working, la modalità di lavoro da remoto che è stata a lungo utilizzata durante i mesi di pandemia da Covid-19. Intanto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) lanciano un avvertimento: se il lavoro da casa porta dei vantaggi, ha anche e comunque dei rischi da non sottovalutare
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Secondo l'Oms e l'Oil il telelavoro, ad esempio, aumenta il rischio di isolamento sociale e di depressione. Favorisce il consumo di fumo e alcol e conduce a una vita più sedentaria
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Rappresenta un rischio anche per l'apparato muscolo-scheletrico e per gli occhi, a causa del prolungato tempo passato seduti davanti a uno schermo. L'eccesso di tempo passato allo schermo e l'orario di lavoro irregolare può avere anche effetti negativi sul sonno
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"Nei due anni di pandemia è diventato chiaro che il telelavoro può portare benefici, ma può anche avere un impatto terribile sulle persone. Il modo in cui oscilla il pendolo dipende dal modo in cui governi, datori di lavoro e lavoratori riescono a collaborare per realizzare politiche e azioni pratiche a beneficio sia dei lavoratori che del lavoro", ha commentato Maria Neira, direttore del dipartimento per Ambiente, cambiamenti climatici e salute dell'Oms
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È netta la presa di posizione sullo smart working da parte del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, intervenuto al programma Start di Sky TG24. "Il governo Draghi ha fatto una grande scelta: vaccini e presenza, vaccini e gente sul posto di lavoro. Non lo smart working, non chiudersi in casa e non vaccinarsi, ma vaccini, vaccini, vaccini, con tutti gli strumenti possibili", ha detto
Brunetta a Sky TG24: "Smart working? Meglio vaccini e lavoro in presenza"
"Piuttosto che chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working - [è meglio puntare su] vaccini, vaccini, vaccini e presenza, con una migliore organizzazione del lavoro", ha aggiunto il ministro

Torna sul tema anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che dal canto suo afferma: lo smart working “può aiutare, è una grande occasione che può essere colta anche dal Mezzogiorno, soprattutto per le aree interna"

E sottolinea: "Un po' di demonizzazione fatta va rivista, lo dicono le grandi Company: è un modo per ripensare le nostre città, il rapporto tra lavoro e tempo libero, tra periferie e centro"

Sullo smart working si esprimono anche i medici: “La situazione pandemica è sicuramente cambiata. E tornare in ufficio, facendo meno smart working, è possibile. Ovviamente con qualche cautela. I provvedimenti che permettono la ripresa di attività che fino ad oggi sono state limitate, hanno un senso perché, tutto sommato, corrispondo all'andamento dei contagi e alla maggiore immunizzazione della popolazioni”, dice Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano

"Sono aumentate le vaccinazioni, stanno riducendosi i contagi ed è un dato di fatto che moltissimi italiani hanno avuto l'infezione", ricorda Galli. "Non è la situazione di un mese fa, quando c'è stata la ripresa dell'ondata. Dalle vacanze di Natale ad adesso il quadro è decisamente un altro. E consente di mettere sul tappeto i costi è i benefici di determinati interventi". Per Galli "rimanere barricati, con le vaccinazioni completate, sarebbe un non senso". Insomma, "ritornare in ufficio si può, ma con qualche attenzione con la quarantena per i positivi"

Se si guardano i dati Istat, lo smart working e il telelavoro sono stati utilizzati meno frequentemente nella seconda parte del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 (sulla scia di lockdown e maggiori restrizioni della prima emergenza Covid), ma sono ancora diffusi nei servizi e nelle imprese più grandi

Come emerge dal report Istat "Situazione e prospettive delle imprese dopo l'emergenza sanitaria Covid-19", migliora la percezione sull'utilizzo del lavoro a distanza per l'attività dell'impresa. In particolare la quota di imprese che segnalano l'utilizzo del lavoro a distanza nella seconda metà del 2021 è risultata del 6,6%, a fronte dell'11,3% registrato nello stesso periodo del 2020 (quando ha raggiunto oltre il 20% tra marzo e maggio 2020)