In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Le regioni sono in ritardo sul potenziamento dei centri per l'impiego finanziato dal Pnrr

Economia

Lorenzo Borga

Quasi tutto il Sud Italia è molto indietro sulle assunzioni per potenziare i centri per l'impiego, come concordato anche con l'Europa. Entro il 2022 bisogna rispettare i primi paletti del Pnrr

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Cinque miliardi di euro. È questo il tesoretto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (LO SPECIALE DI SKY TG24) affida ai centri per l’impiego per trovare un lavoro a 3 milioni di italiani. Parliamo soprattutto di donne, disoccupati di lunga durata, giovani e disabili, a cui dovranno essere offerti corsi di formazione e supporto nella ricerca di un nuovo impiego.

Il Gol per il lavoro

Un programma, chiamato GOL, Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, che per ora esiste solo sulla carta e che andrà reso realtà. Proprio da quei centri per l’impiego che negli ultimi anni hanno perso personale e professionalità.

 

Secondo gli ultimi dati di Anpal vi lavorano solo 7772 impiegati, duemila in meno rispetto a vent’anni fa. Per fare un confronto, in Germania sono invece più di 100mila e in Francia quasi 50mila. E i risultati si vedono: per Inapp solo poco più di 4 disoccupati su 100 trovano lavoro grazie all’intervento dei centri per l’impiego. La maggior parte invece trova un nuovo impiego grazie al passarola dei conoscenti, alimentando le disuguaglianze tra chi ha una rete sociale più ricca e folta, e chi no.

 

L'irrilevanza degli uffici di collocamento italiani è dovuta alla scarsa spesa pubblica che è destinata loro, minore rispetto a quanto accade nel resto d'Europa, e al fatto che la maggior parte dei dipendenti pubblici che vi lavorano non solo laureati, e dunque rischiano di non avere le professionalità per accompagnare i disoccupati a trovare un nuovo impiego.

La promessa non mantenuta

Ecco perché nel 2020 l’allora ministra del lavoro Nunzia Catalfo aveva promesso di assumere 11.600 nuovi addetti entro l'anno scorso, quasi tutti a tempo indeterminato. Oltre ai più di duemila navigator arruolati a tempo per il reddito di cittadinanza. Risultato? In autunno le regioni, che hanno la competenza della gestione dei centri, avevano assunto solo 1458 nuovi dipendenti. Ed entro fine 2021 si prevedeva di salire a 2333.

Il Sud molto in ritardo

Il ritardo è drammatico in particolare nelle regioni del Sud Italia, che non avevano arruolato ancora nessuno. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia (e anche l'Umbria) erano infatti ferme a 0 assunzioni, nonostante i fondi - circa 400 milioni, pagati ora dal Pnrr - siano stati stanziati.

 

Da allora i numeri sono migliorati solo in parte: la Campania assumerà entro fine gennaio circa 550 persone (meno rispetto alle 641 previste entro dicembre), mentre Sicilia, Molise e Calabria hanno indetto bandi per cui si può ora presentare la candidatura. Ma i tempi si prospettano lunghi: la Lombardia, complici i lockdown, ha impiegato un anno per assegnare agli uffici di collocamento i propri neo-assunti.

 

E attenzione, perché uno degli obiettivi concordati con Bruxelles per quest’anno prevede proprio di rafforzare i centri per l’impiego (il piano prevede che almeno la metà dei centri per l'impiego finalizzino il 50 per cento delle azioni di potenziamento). Altrimenti, oltre a perdere il finanziamento, il rischio è di sperperare anche i 5 miliardi per le politiche attive che arrivano dal Pnrr.

 

 

Correzione: una prima versione dell'articolo affermava che la regione Campania ha già ultimato l'assunzione di 641 persone.