
Pensioni, da Quota 102 all'Ape sociale rafforzata: cosa cambia nel 2022
Dalla proroga dell'Opzione donna al taglio dei contributi per edili e ceramisti, fino alle trattative tra governo e sindacati sulla riforma: ecco cosa è previsto in ambito previdenziale con l'arrivo del nuovo anno

Il superamento di Quota 100, che sarà sostituita solo per un anno da Quota 102, l'Ape sociale rafforzata, la proroga di Opzione donna e il taglio dei contributi per edili e ceramisti: ecco quali sono le principali novità in materia di pensioni previste nel 2022
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QUOTA 102 - Dal primo gennaio 2022 addio a Quota 100. Con la nuova Quota 102, si potrà lasciare il lavoro al raggiungimento dei 64 anni di età (tre anni prima del requisito necessario per la pensione di vecchiaia), se si hanno almeno 38 anni di contributi. Questo regime è per il momento previsto solo per il 2022
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QUOTA 102, QUANTI IN PENSIONE - Secondo le stime del governo, con Quota 102 andranno in pensione 16.800 lavoratori nel 2022, 23mila nel 2023, 15mila nel 2024 e 5.500 nel 2025. Per chi raggiunge i requisiti di accesso a Quota 102 entro il 31 dicembre 2022, è infatti data la possibilità di accedere alla misura in un momento successivo. Nel complesso serviranno circa 1,7 miliardi fino al 2025. L’assegno medio con Quota 102 dovrebbe aggirarsi attorno ai 26mila euro annui
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OPZIONE DONNA PROROGATA - Nella manovra è stata prorogata Opzione donna senza revisione dei requisiti. Ciò vuol dire che le lavoratrici potranno andare in pensione anche nel 2022 a 58 anni d’età (59 anni, se autonome) e 35 di contributi. L’assegno sarà però calcolato interamente con il metodo contributivo
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APE SOCIALE RAFFORZATA - L'Ape sociale è stata prorogata al 2022 e rafforzata. In particolare, è previsto l’ampliamento della platea dei lavoratori ammessi all’anticipo pensionistico per determinate categorie. Questi lavoratori potranno andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi (30 se disoccupati, disabili o caregiver), prendendo un assegno fino a 1500 euro lordi fino al conseguimento dei normali requisiti di pensionamento

NUOVI LAVORI USURANTI - Sono anche stati aggiunti nuovi lavori alle cosiddette attività gravose che accedono all’Ape. Nell’elenco: insegnanti di scuola primaria e pre-primaria; tecnici della salute; magazzinieri; professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali; estetisti; professioni qualificate nei servizi personali; artigiani, operai specializzati, agricoltori; conduttori d’impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali; operatori d’impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli

EDILI E CERAMISTI - Previsto nel 2022 anche il taglio dei contributi per gli edili e i ceramisti. Basteranno 32 anni di contributi e 63 anni d’età per chiedere l’Ape. Nel complesso, si prevede che l’anticipo pensionistico interessi 21.200 persone con un costo di 141,2 milioni per il prossimo anno

COSA CHIEDONO I SINDACATI PER LA RIFORMA - La riforma delle pensioni dovrebbe scattare nel 2023 ed è stata avviata con i primi incontri a fine dicembre. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di superare la legge Fornero, evitando provvedimenti di breve periodo. Le sigle chiedono flessibilità in uscita con la possibilità di pensionamento anticipato a 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Ovviamente, in questo caso scatterebbero penalizzazioni e il calcolo dell’assegno di pensione sarebbe interamente contributivo

64+20, L'IPOTESI DEL MEF - I tecnici del Mef, come indicato nel dossier finale della Commissione tecnica sulla riforma previdenziale, hanno inserito tra le possibilità l’accesso alla pensione, calcolata con metodo contributivo, con almeno 64 anni d’età e (almeno) 20 di contribuzione. Una via d’uscita già prevista dalla legge Fornero ma soltanto per i lavoratori totalmente "contributivi", ovvero le persone che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995

LE ALTRE OPZIONI: 62+25 E QUOTA 104 - Tra le ipotesi allo studio quella con la quale verrebbe stabilita una soglia anagrafica minima a 62 anni, accompagnata da un requisito contributivo più alto. Non più 20 anni di contributi versati dal lavoratore ma 25. Mesi fa la Lega aveva poi ipotizzato una Quota 104, ossia l’uscita anticipata con almeno 63 anni d’età e 41 di contributi. Misura che si avvicina anche alla proposta dei sindacati di una Quota 41 che prevede l’uscita del lavoratore dal mercato con 41 anni di contributi senza alcun vincolo anagrafico

LA PROPOSTA DI TRIDICO - C’è poi il disegno avanzato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Prevede l’anticipo della pensione tra i 62 e 64 anni d’età della sola quota contributiva dell’assegno. Mentre la restante parte dell’assegno, calcolato con sistema retributivo, verrà dato al lavoratore al raggiungimento della soglia di vecchiaia dei 67 anni. Il tutto con almeno 20 anni di contributi versati. L’ipotesi sarebbe per Tridico "sostenibile" dal punto di vista finanziario con un aggravio di circa 2,5 miliardi per i primi 3 anni e risparmi a partire dal 2028

L'INCOGNITA GIOVANI - I sindacati hanno segnalato la necessità di introdurre una pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue a livello contributivo. Cgil, Cisl e Uil ribadiscono infatti come il modello previdenziale italiano sia tarato su uno schema classico di lavoro: a tempo pieno indeterminato. Una realtà superata, che ha bisogno di modelli nuovi. Ma al momento nessuna proposta è stata avanzata per le nuove generazioni