
Covid, Cgia: perse 302mila partite Iva in un anno e mezzo. I DATI
Il numero dei lavoratori autonomi registra un -5,8%, mentre quello dei dipendenti un -0,5%. I dati si riferiscono al periodo febbraio 2020-agosto 2021, e mostrano come le conseguenze di un anno e mezzo di pandemia si facciano sentire soprattutto su chi lavora in proprio. "Mai come in questo momento", dice la Cgia, "è necessario dare una risposta"

Il numero dei lavoratori non dipendenti è sceso di 302mila unità (-5,8%), mentre quello dei dipendenti è calato di 89mila (-0,5%). I dati si riferiscono al periodo febbraio 2020-agosto 2021 e sono stati forniti dalla Cgia, secondo cui le conseguenze più pesanti - dopo un anno e mezzo di Covid - sono state pagate dal cosiddetto 'popolo delle partite Iva'
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Ai problemi che riguardano le micro-imprese (burocrazia, mancanza di credito, tasse, ecc.), si sono aggiunte le chiusure imposte per decreto, le limitazioni alla mobilità, il crollo dei consumi delle famiglie e il boom dell'e-commerce. Tutti fattori che hanno peggiorato la situazione di tanti autonomi che sono stati costretti a chiudere
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Va anche tenuto presente che, nel 2020, i consumi delle famiglie in Italia sono scesi di 130 miliardi di euro. Da mesi la Cgia chiede al premier Draghi e ai governatori delle Regioni di aprire un tavolo di crisi permanente a livello nazionale e locale per dare una risposta agli autonomi
I DATI DELLA CGIA
E chiede anche di "coinvolgere il ministero dell’Istruzione affinchè attivi quanto prima una importante azione informativa/formativa nei confronti degli studenti delle scuole medie superiori che li sensibilizzi in particolar modo su un punto: una volta terminato il percorso scolastico, nel mercato del lavoro ci si può affermare anche come lavoratori autonomi"

Negli ultimi 17 anni, il picco massimo delle aperture di partita Iva è stato nel marzo 2004, quando si sono registrati in Italia 6.303.000 indipendenti. Poi c'è stata una continua "emorragia", che nel dicembre 2020 ha fatto scendere questa categoria lavorativa sotto i 5 milioni. A gennaio 2021 si è arrivati a 4.925.000. Da febbraio è ripresa la salita che è durata fino allo scorso aprile, per poi fermarsi ad agosto a quota 4.936.000

Le più recenti chiusure hanno interessato anche i liberi professionisti, gli avvocati, i commercialisti e i consulenti che svolgevano la propria attività in uffici/studi ubicati all'interno di un condominio

"Mai come in questo momento - sottolinea la Cgia - è necessario dare una risposta ad un mondo, quello autonomo, che sta vivendo una situazione particolarmente delicata. Intendiamoci, misure miracolistiche non ce ne sono"

"E non dobbiamo nemmeno dimenticare che in quest'ultimo anno e mezzo oltre ai ristori (ancorché del tutto insufficienti), gli esecutivi che si sono succeduti hanno, tra le altre cose, approvato l'Iscro, esteso l'utilizzo dell'assegno universale per i figli a carico anche agli autonomi, ed è stato introdotto il reddito di emergenza per chi è ancora in attività. Tutte misure importanti, ma non sufficienti per arginare le difficoltà emerse in questi mesi di pandemia"

Guardando invece ai lavoratori assunti, in questi 18 mesi di Covid si sono persi "solo" 89mila dipendenti
In valore assoluto, i titolari di un contratto a tempo indeterminato hanno avuto un calo più marcato di quello dei lavoratori a termine: tra febbraio 2020 e agosto 2021, i primi sono scesi di 57mila unità (-0,4%), i secondi invece di 32mila (-1,1%)