Secondo il quotidiano britannico, l'Antitrust europea avrebbe deciso di condannare il sostegno dato da Roma alla compagnia in crisi nel 2017, ordinandone il recupero. Ma fonti di Bruxelles frenano: "Nessuna decisione presa"
Ita è pronta a decollare lasciandosi a terra una zavorra da quasi 1 miliardo di euro. Il via libera alla nuova compagnia aerea che sostituirà Alitalia dovrebbe arrivare da Bruxelles nella giornata del 9 settembre, ma con esso potrebbe esserci anche la pronuncia sulla spinosa vicenda degli aiuti di Stato ricevuti dalla ormai ex compagnia di bandiera italiana. Secondo il Financial times, infatti, l'Antitrust Ue avrebbe deciso di ritenere aiuti illegali i 900 milioni incassati nel 2017 da Alitalia, mentre per sapere che ne sarà dei restanti 400 erogati nel 2019 bisognerà attendere ancora. La notizia è stata anche confermata dal Corriere delle Sera che ha citato due fonti istituzionali secondo cui il governo è stato informato mercoledì 8 settembre della doppia decisione, ma fonti europee smentiscono: "Nessuna decisione è stata presa", ha detto una portavoce della Commissione.
Soldi che Alitalia non ha
Sono 1.235 i giorni di indagini prima della pronuncia dell’Antitrust Ue, secondo cui lo Stato italiano ha violato le norme sulla concorrenza quando nel 2017 salvò di fatto Alitalia, rimasta senza liquidità dopo il no al referendum del piano di rilancio Etihad. Uno dei principali nodi dietro quel prestito, secondo il Financial times, riguarda la tardiva comunicazione dello stesso da parte dell’Italia alla commissione: gennaio 2018, solo dopo le denunce di diverse compagnie aeree concorrenti di Alitalia. Lo Stato ora deve recuperare quei soldi, anche se le fonti sentite dal Corriere spiegano che questo non avverrà perché Alitalia non li ha.
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Ita non eredita i debiti di Alitalia
Bruxelles è infatti pronta a dare l’ok a Ita (Italia trasporto aereo), che dal 15 ottobre prenderà il posto di Alitalia con una flotta di 52 aerei e 2.800 dipendenti. Tra le condizioni con cui viene dato il via libera passa anche la discontinuità tra la nuova e la vecchia compagnia, debiti inclusi. Il decollo comunque dovrà superare gli ostacoli di natura sindacale dopo la rottura delle trattative sul nuovo contratto di assunzione, un tavolo disertato dalla gran parte delle sigle. “Rilevata l’indisponibilità alla firma unitaria – spiega la newco – Ita prende atto della impossibilità di addivenire ad un accordo”. L’assunzione delle 2.800 persone, dunque, avverrà con “l’applicazione di un regolamento aziendale” fuori dal contratto collettivo nazionale di lavoro e con un taglio degli stipendi che i sindacati denunciano tra il 30 e il 50% rispetto ai compensi di Alitalia.
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La rottura coi sindacati
“Pregiudiziali puramente formali – ha lamentato il presidente di Ita Alfredo Altavilla – che nulla hanno a che fare con il merito e la bontà del progetto”. Ma per i segretari di Cgil e Filt, Cisl e Fit, Uil e Uiltrasporti, “la rottura delle trattative da parte di Ita è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora serve intervenire e convocare urgentemente il tavolo sull’emergenza trasporto aereo che avrebbe dovuto essere già stato convocato a seguito delle nostro reiterate richieste, rimaste totalmente inascoltate da parte dei ministeri che ne avrebbero avuta la titolarità, finanziando innanzitutto un ammortizzatore sociale che accompagni il piano industriale messo in campo da un’azienda pubblica”.