Il Direttore del centro per le politiche fiscali dell'Ocse annuncia a Sky TG24 che altri paesi entreranno presto nell'accordo sulla tassa minima globale per le multinazionali.
«L'accordo sulla tassa minima globale sarebbe la fine dei paradisi fiscali» ha detto a Sky TG24 Pascal Saint-Amans, Direttore del centro per le politiche e l'amministrazione fiscale dell'Ocse a Venezia per il G20 Finanze. Saint-Amans ha anche annunciato che alcuni paesi che non hanno ancora aderito all'accordo trovato qualche giorno fa tra più di 130 paesi ci entreranno entro ottobre. Tra questi ci sarebbero Ungheria ed Estonia, mentre l'Irlanda per ora resterebbe alla finestra. L'accordo è duplice: da una parte propone un'aliquota minima globale sui profitti delle multinazionali del 15 per cento; dall'altra introduce un meccanismo di redistribuzione del gettito fiscale sulle imposte delle grandi aziende tecnologiche tra il paese in cui l'azienda ha la propria sede e quelli in cui invece vende i propri prodotti e servizi.
«Il 15 per cento è un'imposta piuttosto alta, stiamo parlando di un'aliquota effettiva. E stiamo parlando di almeno, e sottolineo almeno, il 15 per cento mentre oggi le multinazionali pagano aliquote effettive molto più basse per esempio in Irlanda o a Singapore». Saint-Amans ha anche aggiunto che «l'arrivo di Biden ha dato un incoraggiamento importante finale, dopo che Italia, Francia e Germania lavoravano da anni sul tema in sede Ocse».
Ora che l'accordo è stato trovato tra i maggiori paesi - prima la G7 e poi all'Ocse - andranno definiti i dettagli tecnici per far partire l'imposta minima globale nel 2023. Bisognerà infatti capire come trattare le diverse basi imponibili nazionali ed evitare doppie tassazioni sulle multinazionali.