Recovery bond, il debito europeo continua ad andare a ruba: per luglio servono 50 miliardi

Economia

Lorenzo Borga

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Altri 15 miliardi emessi dalla Commissione Europea per pagare il Recovery Fund. A luglio ne serviranno 50 per i pre-finanziamenti agli Stati membri

La Commissione Europea ci ha preso gusto, e ha raccolto sul mercato finanziario altri 15 miliardi di debito europeo per finanziare il Recovery Fund (LO SPECIALE DI SKY TG24). I mercati finanziari hanno prestato il denaro di buon grado a Bruxelles: la domanda ha superato di 11 volte l’offerta, vale a dire per 170 miliardi di euro, nonostante il basso rendimento in palio. Ad aggiudicarsi il debito europeo sono stati soprattutto i manager di fondi, le banche centrali e le banche.

Servono 50 miliardi a luglio

L’operazione è a doppia tranche: da una parte un prestito di 5 anni per 9 miliardi di euro, dall’altra uno più lungo, a 30 anni, da 6 miliardi. La prima emissione di debito per il Recovery Fund era stata a metà giugno e fino a ora la Commissione Europea ha raccolto 35 miliardi di euro, che si avvicinano ma ancora non bastano a raggiungere i quasi 50 che Bruxelles verserà come pre-finanziamento ai 12 stati membri più avanti nell’iter di approvazione dei recovery plan, non appena arriverà il via libera a luglio anche del Consiglio europeo. Entro la fine dell’anno, le obbligazioni dovrebbero arrivare a 80 miliardi.

 

Lo Skywall sulla prima emissione del Recovery Bond a metà giugno.

L'Italia risparmia (molto)

Come già accaduto, il debito europeo ha un tasso di interesse basso (-0,3% a 5 anni e lo 0,7% a 30) ma comunque più elevato rispetto al Bund tedesco che rimane considerato più affidabile. Rispetto ai Btp italiani però non c’è partita, il rendimento è decisamente più ridotto: il costo italiano di indebitarsi a 30 anni è quasi triplo rispetto a quanto portato a casa dall’Unione Europea. È dunque chiaro chi sarà a guadagnarci da operazioni di questo tipo. I soldi verranno infatti ora girati agli stati (i primi 800 milioni di React-Eu sono già arrivati), che li spenderanno secondo i recovery plan, che successivamente – con tempi lunghi entro il 2058 – li restituiranno alla Commissione Europea, che a sua volta li ridarà ai risparmiatori e alle banche che le hanno prestato il denaro. Ma alcuni Paesi, i più colpiti dalla crisi e dalla pandemia, restituiranno meno di quanto avranno ricevuto. Italia in testa.

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