Un nuovo confronto dei ministri Gualtieri e Catalfo con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil ha portato a "un nulla di fatto". La richiesta dei sindacati, ora, è quella di "aprire un tavolo a palazzo Chigi". Per Cgil, Cisl e Uil finché dura l’emergenza, occorre proteggere lavoro e imprese. Ma l'esecutivo è per la proroga Cig-Covid solo fino al 31 dicembre
Tensione tra governo e sindacati sullo stop al blocco dei licenziamenti e sull’estensione della Cassa integrazione Covid (CORONAVIRUS: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEL CONTAGIO). Il 21 ottobre, in un nuovo confronto dei ministri Gualtieri e Catalfo con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Furlan e Bombardieri, c'è stata una discussione serrata che ha condotto però a "un nulla di fatto". Da una parte, i sindacati sono in pressing su una proroga degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti: finché dura l’emergenza, occorre proteggere lavoro e imprese. Dall’altra, l’esecutivo parla di una proroga della cassa integrazione Covid solo fino al prossimo 31 dicembre e il blocco dei licenziamenti fino a fine anno.
La posizione dei sindacati
Secondo i sindacati le due posizioni sono "molto distanti". Dopo alcune ore di trattativa, Cgil, Cisl e Uil hanno "valutato insufficiente la proposta del Governo" e hanno "proposto una soluzione in cui le ulteriori 18 settimane di cassa integrazione annunciate dal Governo e il blocco dei licenziamenti devono camminare di pari passo". I sindacati, inoltre, "ritengono necessaria e utile a questo punto una convocazione da parte del presidente del Consiglio e attendono l'avvio, in tempi brevissimi, di un tavolo a Palazzo Chigi". "Siamo in emergenza e vale per tutti quindi non ha senso licenziare", dice il leader della Cgil, Maurizio Landini, chiedendo che la 'protezione' arrivi almeno fino alla prossima primavera: "Bisogna coprire da metà novembre fino al 21 di marzo" e se "dal primo gennaio del prossimo anno si può tornare a licenziare, questo non sarebbe per noi accettabile". Dall'inizio dell'emergenza sono stati persi "700.000 posti di lavoro. Sarebbe insopportabile e ingiustificato allargare le maglie", insiste la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. "La crisi sociale è dietro l'angolo e noi siamo molto preoccupati: chiediamo alla politica e al Governo di non chiudere gli occhi", afferma il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri.
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Le misure per i lavoratori e le tempistiche
Nel prossimo decreto è prevista l'estensione della cig fino al prossimo 31 dicembre per le imprese e i lavoratori che hanno già utilizzato anche le altre 18 settimane del decreto agosto, così che non ne restino scoperti dopo la metà di novembre. Questo è un fatto positivo, ma non basta, rimarcano Cgil, Cisl e Uil. Finito il blocco del 2020, sui licenziamenti il governo sarebbe intenzionato a inserire il divieto non generalizzato licenziare, ma solo per le imprese che usufruiscono delle nuove settimane di cig Covid nel 2021. Con la legge di Bilancio si dovrebbero infatti prevedere altre 18 settimane, da utilizzare nel 2021, che potranno richiedere anche le imprese che finora non hanno usufruito degli ammortizzatori di emergenza e abbiano registrato perdite oltre il 20%.
Gli altri aiuti in arrivo
Nel decreto ad hoc, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, ci saranno anche ulteriori aiuti: filiera del turismo, fiere, discoteche, organizzazioni di eventi sono tra i settori particolarmente colpiti dalle restrizioni anti-Covid che rientreranno nella nuova tranche di aiuti, come spiegato dalla viceministra dell'Economia, Laura Castelli. A favore della riforma fiscale, c'è uno stanziamento di 8 miliardi previsto in manovra a partire dal 2022. Il ministro dell'Economia ha inoltre indicato che "tra compliance che pensiamo sarà significativa, questi 8 miliardi e poi anche interventi interni al sistema fiscale di rimodulazione, noi pensiamo di poter arrivare a una riduzione dell'Irpef di un certo rilievo". Sempre sul tema delle tutela ai lavoratori, novità sono in arrivo per l'assegno di disoccupazione ai precari. Catalfo spiega che il ministero sta studiando "una modifica normativa che alleggerisca i requisiti di accesso alla Naspi da parte dei giovani con carriere lavorative discontinue". I sindacati, però, ritengono anche "del tutto insufficienti" le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e per le assunzioni "indispensabili" alla scuola e alla pubblica amministrazione.