Debito pubblico, export e investimenti: missione di Tria a Pechino

Economia
Giovanni Tria (foto d'archivo Ansa)
tria-ecofin-ansa

Uno degli obiettivi principali è suscitare l’interesse cinese per i titoli di stato italiani. Si punta poi a favorire gli investimenti stranieri nel nostro paese e l'incremento dei flussi turistici

 

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, lunedì 27 agosto sarà in visita a Pechino. Insieme a lui, anche la responsabile dei rapporti internazionali del Tesoro, il capo del dipartimento per l'emissione del debito pubblico, il vicedirettore della Banca d'Italia Fabio Panetta, i numeri uno di Cassa depositi e prestiti, Fincantieri e Snam. La missione prevede un punto fondamentale: suscitare l’interesse cinese per i titoli di debito italiano. In calendario ci sono una serie di incontri a tutti i livelli che comprendono anche quelli con molti banchieri e i vertici delle aziende che hanno interessi in Italia, a partire da Fosun.

Gli obiettivi italiani a Pechino e la "Task Force Cina"

Per rafforzare le relazioni economiche e commerciali con la Cina, e per potenziare i rapporti fra Pechino e Roma, perché l'Italia ne diventi partner privilegiato, anche il Mise ha di recente lanciato la “Task Force Cina”, su impulso del ministro Luigi Di Maio e del sottosegretario Michele Geraci (atteso anche lui in Cina). Si punta, per esempio, a incentivare l’ingresso in Italia di capitali strategici e gli investimenti diretti di natura greenfield (con la creazione di una filiale). Gli investimenti cinesi in Italia - 25 miliardi di dollari nell'ultimo decennio - rimangono comunque al di sotto degli investimenti cinesi in Paesi come il Regno Unito (che ha ricevuto 75 miliardi dalla Cina), ma restano anche focalizzati prevalentemente su attività di Fusione e Acquisizione (M&A) e non in nuove attività produttive come appunto gli investimenti greenfield.

Favorire investimenti cinesi in titoli di Stato

Si punta poi a favorire gli investimenti cinesi in titoli di Stato e corporate, per garantire all'Italia una maggiore diversificazione e stabilità nelle fonti di finanziamento del debito pubblico e delle attività delle imprese pubbliche e private, tenendo anche conto dell'imminente fine del quantitative easing da parte della Banca Centrale Europea, e offrendo alla Cina opportunità di investimenti con tassi relativamente più attraenti.

Promuovere l'export italiano in Cina

Nei piani, rientra anche la promozione dell'export italiano in Cina e il turismo cinese in Italia. L'Italia stenta a capitalizzare e far leva sulla forza del brand "Made in Italy". Ad oggi la Francia esporta circa il 35% in più dell'Italia in termini assoluti, la Svizzera più del doppio e la Germania cinque volte di più. Si punta poi ad assistere le imprese italiane del comparto agro-alimentare a cogliere le opportunità di esportazione e/o di internalizzazione e localizzazione in Cina, facendo leva sul crescente focus cinese sulla sicurezza e qualità alimentare.

Facilitare l'espansione della green economy

Altro obiettivo è quello di facilitare l'espansione in Cina e in Italia della green economy. Si vogliono coinvolgere le imprese italiane nello sviluppo di questo settore in Cina e favorire il trasferimento di know-how e capitali cinesi in Italia. Si punta poi ad aiutare le imprese italiane ad agganciare i programmi di investimenti cinesi finanziati dalla Belt and Road Initiative, sia in Cina che lungo tutta la tratta della nuova Via della Seta, stimolando gli investimenti e il trasferimento di know-how cinesi per lo sviluppo delle reti di Infrastrutture, Energia e Trasporti in Italia. Inoltre, il piano vuole rafforzare la cooperazione con i cinesi in Africa, anche per la stabilizzazione socioeconomica del continente.

Economia: I più letti