Draghi: da gennaio stop al Quantitative Easing della Bce

Economia
(Foto Ansa)

Il presidente dell'Eurotower ha annunciato che il QE sarà ridotto a 15 miliardi al mese da ottobre a dicembre ed eliminato dal 2019. Tassi d'interesse fermi almeno fino a prossima estate. Giù stima del Pil, su quella dell'inflazione. Sull'Italia: "Euro è irreversibile"

La Banca Centrale Europea ha deciso di ridurre il Quantitative Easing (COSA SIGNIFICA) a 15 miliardi al mese da ottobre a dicembre, per poi ridurlo a zero a partire da gennaio 2019. Il presidente Mario Draghi, annunciando la tabella di marcia, ha parlato di "un'attenta valutazione dei progressi fatti" la cui conclusione è che l'aggiustamento dell'inflazione verso l'obiettivo è "sostanziale". Ma, ha precisato, la Bce "è pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria" se fosse necessario per assicurare il necessario livello di stimolo monetario. E sulla situazione politica italiana ha aggiunto che "non giova a nessuno mettere in discussione" l'euro.

Bce: proseguiamo con il reinvestimento

In una nota l'Eurotower, riunita oggi a Riga nell'appuntamento che ogni anno si svolge “fuori sede”, ha spiegato che "dopo settembre 2018, e in subordine al fatto che i dati in arrivo confermino le stime di medio termine d'inflazione, il tasso mensile degli acquisti netti di titoli sarà ridotto a 15 miliardi fino a fine dicembre 2018, e che a quel punto gli acquisti netti termineranno". La Bce ha promesso tuttavia di proseguire con il reinvestimento - ossia l'utilizzo del capitale rimborsato dei bond che ha in portafoglio e che arrivano a scadenza per comprare nuovi titoli di pari durata - ancora a lungo e per tutto il tempo necessario ad assicurare l'accomodamento monetario necessario. I tassi rimangono fermi ai minimi record "almeno per tutta l'estate 2019" e in ogni caso finché sarà necessario.

“L’euro è irreversibile”

Commentando la situazione politica italiana, Draghi ha sottolineato che "l'euro è irreversibile, perché è forte, perché le persone lo vogliono e perché non giova a nessuno mettere in discussione" la sua esistenza. È importante "non drammatizzare" gli eventi politici e le scelte politiche dei singoli Paesi, ha aggiunto, spiegando che la crisi dei mercati comunque "non ha comportato nessun contagio" e rimarcando l'importanza che il dibattito politico rimanga nei limiti dei trattati e i progressi fatti dai Paesi non vengano messi rischio. Per quanto riguarda l’economia dell’Eurozona, invece, il presidente dell’Eurotower ha detto che le incertezze sono aumentate e in alcuni Paesi la fase di debolezza mostrata dagli ultimi dati "potrebbe protrarsi nel secondo trimestre", ma "la forza sottostante dell'economia" non appare minacciata.

Pil e inflazione

Draghi ha anche spiegato che la Bce ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l'Eurozona al 2,1% dal 2,4% per il 2018, mantenendo l'1,9% atteso per il 2019 e l'1,7% per il 2020. Valutazione contraria a quella sull’inflazione, che invece è stimata in rialzo all'1,7% per quest'anno e per il 2019 dal precedente 1,4%. Per una ripresa sostenuta dell'inflazione, ha precisato il presidente della Bce, serve ancora "un significativo stimolo monetario" e la decisione presa oggi sulla riduzione del Qe mantiene "un ampio grado" di accomodamento nella politica monetaria.

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