Bitcoin, prezzo cala del 40% rispetto al record del 17 dicembre

Economia
La quotazione del Bitcoin è passata in pochi giorni da 20mila a 11mila dollari

Il valore della criptomoneta, che aveva sfiorato i 20mila dollari domenica scorsa, è crollato venerdì 22 dicembre. Secondo alcuni analisti, potrebbe trattarsi della "più grande bolla speculativa della storia". Le possibili cause

Prima la crescita record, poi il crollo. Dopo essersi avvicinata ai 20mila dollari di quotazione, venerdì 22 dicembre il Bitcoin si è attestato sotto la soglia degli 11mila.

Il Bitcoin perde più del 21%

Un tonfo che ha fatto perdere al Bitcoin più del 40% del valore in meno di una settimana. La flessione che in poche ore ha ridotto di cinquemila dollari il valore della criptovaluta nata nel 2009 è cominciata giovedì e si è intensificata nella notte, per dare poi un altro strattone verso il basso nel corso della giornata di venerdì. Risultato: ora il Bitcoin vale meno di 11mila dollari (10.775), circa novemila in meno rispetto a lunedì 18 dicembre. "Le perdite – scrive Bloomberg – rappresentano un test importante per l'industria della criptovaluta e per la tecnologia blockchain (lista crittografata, ndr) che ne è alla base". Ma il problema non riguarda solo il Bitcoin, anche i cugini meno famosi hanno infatti assistito ad un crollo. Ether, la seconda valuta virtuale per valore di mercato, ha perso il 26% in 24 ore. Il LiteCoin ha perso il 32% e il suo creatore, Charlie Lee, ha già annunciato di aver avviato la vendita di tutte le monete in suo possesso.

Cosa succede al Bitcoin?

Da star dei mercati a inizio mese, quando aveva esordito a quota 18mila dollari alla Borsa di Chicago, al crollo: cosa sta succedendo al Bitcoin? Va detto innanzitutto che la criptovaluta è tanto volatile quanto instabile: basti pensare che, a inizio 2017, il suo valore non superava i mille dollari. La criptomoneta "sopravvive" grazie a volumi di scambi molto deboli, dovuti al fatto che un migliaio di persone detiene circa il 40% dell'intero stock. Come scrive "Le Monde", "basta che una manciata di possessori decida di vendere, per destabilizzarne il corso". Inoltre, come ricorda ancora Bloomberg, la UBS, la Union Bank svizzera (così come altre importanti istituzioni, tra cui l'Unione europea) hanno sempre avvertito gli investitori sui rischi legati al Bitcoin che, non avendo un corso "legale", non è dotato di alcuna protezione giuridica.

Il pirataggio di una piattaforma sudcoreana

Tra gli altri fattori che potrebbero aver contribuito alla caduta sotto gli 11mila dollari, infine, ce ne sarebbero almeno altri due, citati sempre dal quotidiano francese: la chiusura di Crypto, la piattaforma di scambi di criptovaluta, decisa da parte della Sec (la commissione di controllo finanziaria Usa) a causa di sospette manipolazioni; e il fallimento di una piattaforma simile sudcoreana, la "Youbit". Vittima dei pirati informatici, quest'ultima ha dovuto chiudere martedì 19 dicembre dopo che circa il 17% dei suoi beni virtuali era stato rubato. Se i Bitcoin, protetti dalla crittografia, non possono essere falsificati - infatti - gli stock o i portafogli possono invece essere rubati. Difficile pronosticare se il crollo continuerà o se il valore della moneta virtuale continuerà il suo saliscendi. Ma una cosa è certa: dal 2018 chi regolamenta i mercati dovrà prendere sul serio l'argomento, approvando le misure necessarie per l'inquadramento degli scambi in criptovaluta.

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