Ue, Rehn critica l’Italia: non state rispettando l'obiettivo
EconomiaIl commissario europeo per gli Affari economici: “Il rientro del debito procede troppo lentamente”. E sulla Legge di Stabilità ribadisce: “Dal governo italiano buone intenzioni su privatizzazioni e spending review, ma io ho il dovere di restare scettico”
Il commissario Ue per gli Affari economici e finanziari Olli Rehn si dice scettico sulla legge di Stabilità messa a punto da Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni. In un'intervista a Repubblica di martedì 3 dicembre il commissario osserva che se per quanto riguarda il deficit l'Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del 3%, il rientro del debito procede invece troppo lentamente".
"L'Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta facendo. Per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil e invece è solo dello 0,1%". "Ed è per questo motivo - avverte il commissario Ue - che l'Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità".
"Per quanto riguarda il deficit - dice ancora Rehn - l'Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del 3% e questo ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo, che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari".
Sulla Legge di stabilità messa a punto da Roma, il vicepresidente della Commissione europea afferma di aver preso nota "delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review, ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo e io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014".
Secondo il vicepresidente Ue, come Francia e Finlandia l'Italia grandi potenziali di crescita ma un problema di competitività, che non può però essere risolto senza il consolidamento del bilancio.
"L'Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta facendo. Per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil e invece è solo dello 0,1%". "Ed è per questo motivo - avverte il commissario Ue - che l'Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità".
"Per quanto riguarda il deficit - dice ancora Rehn - l'Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del 3% e questo ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo, che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari".
Sulla Legge di stabilità messa a punto da Roma, il vicepresidente della Commissione europea afferma di aver preso nota "delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review, ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo e io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014".
Secondo il vicepresidente Ue, come Francia e Finlandia l'Italia grandi potenziali di crescita ma un problema di competitività, che non può però essere risolto senza il consolidamento del bilancio.