Acqua pubblica, qual è il piano del governo e cosa potrebbe cambiare

Economia
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Introduzione

L’ipotesi di privatizzazione dell’acqua pubblica agita il dibattito politico. Almeno per ora, comunque, non c’è stato nessun via libera all’ingresso di capitali privati nelle società che gestiscono i servizi idrici. L’emendamento sulla questione, infatti, è stato prima accantonata per due volte e poi alla fine ritirato dal ddl tutela ambientale. Ma, come annunciato, il governo proverà a ripresentarlo nella Manovra. L'emendamento, che aveva come prima firma quella del senatore Alessio Paroli, prevedeva l'ingresso di capitali privati nelle società in house che gestiscono le risorse idriche

Quello che devi sapere

L’emendamento

  • L’emendamento sulla privatizzazione dell'acqua pubblica era stato presentato da Forza Italia al decreto tutela ambientale, mentre era al vaglio della Commissione Ambiente del Senato. Il decreto, dopo essere stato blindato con la fiducia a Palazzo Madama, dovrebbe essere approvato in settimana anche alla Camera. L’emendamento, firmato dal numero due di FI al Senato Adriano Paroli, apriva la strada all'ingresso di capitali privati nelle società in house che gestiscono le risorse idriche

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Cosa prevedeva

  • In particolare, l’emendamento recitava: “L'affidamento diretto può avvenire a favore di società in house (…) interamente pubbliche, partecipate dagli enti locali ricadenti nell'ambito territoriale ottimale. (…) L'affidamento diretto può altresì avvenire a favore di società in house (…) con partecipazione obbligatoria di capitali privati, a condizione che:

a) le medesime siano partecipate dagli enti locali ricadenti nell'ambito territoriale ottimale e abbiano come oggetto sociale esclusivo la gestione del servizio idrico integrato;
b) il socio privato sia selezionato mediante procedure di evidenza pubblica;
c) il socio privato, direttamente o indirettamente, detenga una quota del capitale sociale non superiore a un quinto;
d) al socio privato non spetti l'esercizio di alcun potere di veto o influenza determinante sulla società”

La modifica

  • L’emendamento, di fatto, avrebbe rappresentato un primo passo verso la privatizzazione dell’acqua pubblica. La gestione dei servizi idrici, al momento, è affidata a società in house - cioè partecipate da enti della Pubblica amministrazione - che devono essere interamente a capitale pubblico. Il governo Meloni vorrebbe cambiare questo sistema: l’ipotesi di cui si parla è quella di aprire alla possibilità per i capitali privati di entrare nelle società che si occupano di gestione dei servizi idrici. Quindi di aprire a società in house “con partecipazione obbligatoria di capitali privati”. Verrebbe anche stabilita una quota massima, che dovrebbe essere del 20%

Le opposizioni

  • Le opposizioni sono contrarie all’idea del governo e per questo l’emendamento di Forza Italia è finito nel mirino prima di essere ritirato. Compatto sul “no” il centrosinistra. "Questo emendamento è un clamoroso colpo di mano, perché è la totale e definitiva sconfessione del referendum sull'acqua pubblica, uno dei pochissimi referendum degli ultimi 30 anni che in questo Paese ha visto una larghissima mobilitazione popolare", ha detto Peppe De Cristofaro, di Avs. Dopo il ritiro, i senatori di Avs hanno esultato: "Vittoria. L'acqua pubblica è salva". E hanno attribuito il merito della vittoria alle opposizioni e ai cittadini. Il Pd ha definito l’emendamento "inaccettabile”. "Abbiamo vinto in commissione, l'acqua pubblica non si tocca", ha detto Nicola Irto, capogruppo dem nella commissione. Che prima aveva dichiarato: “Con un colpo di mano la maggioranza sta tentando di privatizzare l'acqua”. Soddisfatto anche il M5s, che ha spiegato: "Forse non convinceva così tanto nemmeno il resto della coalizione, una maggioranza allo sbaraglio. Bene dunque che siamo riusciti ad affossare questo emendamento fuori contesto, che di tutela ambientale non aveva proprio nulla"

Il passo indietro

  • Alla fine, nonostante il parere favorevole del governo e dopo un lungo stallo, dopo le proteste del centrosinistra l’emendamento è stato ritirato da Forza Italia. Dopo una lunga discussione in Commissione Ambiente del Senato, la proposta di modifica era stata per due volte accantonata prima che i relatori decidessero di rinunciare al braccio di ferro. Una decisione presa anche per rimuovere l'ostacolo e accelerare il voto sul decreto, che è atteso per venerdì nell'Aula della Camera (anche qui con il voto di fiducia) e che scade il 16 dicembre. La proposta di modifica, comunque, aveva diviso anche la maggioranza: il secondo accantonamento, infatti, era stato chiesto da Fratelli d'Italia

In Manovra

  • Ma il governo non ha intenzione di rinunciare alla misura: ha già fatto sapere, infatti, che proverà a ripresentare il provvedimento nella Legge di bilancio, dopo un approfondimento tecnico con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e una valutazione politica. Un annuncio che ha gelato le opposizioni, che avevano gridato alla vittoria

L’annuncio

  • Ad annunciare che il governo proverà a ripresentare la misura nella Legge di bilancio è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. "Previo approfondimento tecnico con il ministro dell'Ambiente Pichetto lo ripresenteremo nella legge finanziaria", ha detto conversando con i cronisti dopo la notizia del ritiro dell’emendamento di Forza Italia

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