Dati aperti, parte in sordina il portale dell’Unione Europea

Economia
Uno screenshot del nuovo portale europeo sugli open data.
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E' andato online, senza grande evidenza, il nuovo sito della Ue che raccoglie gli open data comunitari. Oltre 5 mila tipi di informazioni differenti. Anche se la maggior parte provengono da una sola fonte.

di Raffaele Mastrolonardo

L'aveva promesso ormai poco più di un anno fa ormai poco più di un anno fa e il regalo è infine arrivato. Solo che quasi nessuno finora se ne era accorto. Molto in sordina infatti Neelie Kroes, commissario all'Agenda digitale, ha dato il via libera al nuovo portale di dati aperti della Commissione europea. In tutto, oltre 5.800 insiemi di statistiche in formati che, tecnicamente, si definiscono “leggibili dalle macchine”, ovvero che possono essere facilmente dati in pasto ad un software (anche un semplice foglio di calcolo) per essere letti e processati. Questa messe di informazioni targata Ue è ora a disposizione di cittadini, aziende e giornalisti che vogliano studiarli, rielaborarli, usarli per creare servizi a valore aggiunto. Il tutto in linea con la più ampia visione della Commissione sull'uso strategico dell'informazione prodotta dal settore pubblico. L'obiettivo dell'iniziativa - si racconta nel video di presentazione del progetto che campeggia in home page - è creare un “punto centrale di accesso” a “una grande massa di informazioni raccolte da varie istituzioni europee”. E dunque, spazio a numeri che, fra le altre cose, riguardano i crimini denunciati dalla polizia nei vari Paesi, le cifre sui posti letto negli ospedali e le valutazioni sullo stato di salute di alcune specie di alberi nelle foreste comunitarie.

Quali dati? - Il nuovo sito è stato messo online durante le festività natalizie ma il link era stato comunicato solo ad un gruppo ristretto di addetti ai lavori con richiesta di riservatezza. La notizia, finora, aveva dunque raggiunto solo qualche testata specializzata. La ragione del varo silenzioso è che si tratta ancora di una versione “beta”, dunque successibile di miglioramento. “La nostra intenzione era quella di dare un'anteprima del sito alla comunità degli open data, in modo da avere i loro commenti, consigli e reazioni”, fanno sapere dallo staff della Kroes. Che il portale sia ancora in “fase beta” si evince anche dalla provenienza dei contenuti presenti. Dei 5.815 dataset pubblicati ben 5.638 originano da Eurostat, il servizio di statistiche della Commissione. Ma l'ambizione del portale – come si evince fin dal sottotitolo, “The Open Data Hub of the Europena Union – è quella di diventare il deposito delle statistiche “open” di tutte le istituzioni europee e non solo del suo organo di governo. “Ci stiamo lavorando”, spiega Daniele Rizzi, responsabile del portale. Per ora, però, in arrivo da altri soggetti ci sono solo un centinaio di insiemi di dati dell'Agenzia europea per l'ambiente. “Non siamo ancora partiti con un'opera di sensibilizzazione ad ampio raggio”, spiega Rizzi. “Stiamo creando un elenco dei dati già disponibili nei siti delle varie istituzioni e man mano inizieremo a chiederli. Quella sarà anche l'occasione per pubblicizzare il portale e diffondere una cultura dei dati aperti”.

Open data che passione - Per quanto riguarda il lancio vero e proprio del sito bisognerà aspettare “le prossime settimane”, dicono dallo staff della Kroes senza però offrire una data precisa per il debutto (“meglio non fare promesse”, precisano). L'arrivo del portale è un'ulteriore buona notizia per tutti coloro che spingono per un'amministrazione pubblica meno opaca. Negli ultimi mesi sono infatti numerosi gli enti che hanno messo a disposizione in formato aperto dati relativi al funzionamento delle macchine burocratiche a vari livelli. Dal Comune di Roma a quello di Milano, passando per il ministero della Coesione territoriale sembra che la sensibilità sugli “open data” si stia diffondendo anche in Italia dove pure, tradizionalmente, la trasparenza non è di casa e la pubblica amministrazione è gelosa delle sue informazioni, come sostengono associazioni come Diritto di sapere. Ora però, ammoniscono gli esperti, bisogna dimostrare concretamente, e in tempi ragionevoli, che tutto questo attivismo porta a dei risultati concreti. Altrimenti si corre il rischio che il fenomeno perda trazione. “Nessuno discute il valore a lungo termine che possono avere i dati aperti  - ha scritto recentemente Andrea Di Maio, analista di Gartner che si occupa di tecnologie e pubblica amministrazione - ma potrebbe essere difficile mantenere l'abbrivio (e investire tempo, soldi e banda di trasmissione) su qualcosa che darà frutti in un futuro distante, mentre problemi più urgenti devono essere risolti ora in una situazione di bilancio sempre più ristretta”.

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