L'ultimo discorso di Draghi: "Il declino non è ineluttabile"

Economia
Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia
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Nelle sue considerazioni finali, il governatore della Banca d’Italia ha approvato la manovra finanziaria correttiva di giugno e ha invitato il governo a ridurre debito e tasse per far ripartire la crescita del Paese. Nessun accenno al suo successore

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Tornare alla crescita, il declino dell’Italia non è “ineluttabile”. Nelle sue ultime Considerazioni Finali, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, che il 24 giugno prossimo sarà nominato presidente della Banca centrale europea, ricorda che questo deve essere l’obiettivo primo del Paese, nonostante l’economia ancora “insabbiata”. Draghi ha definito appropriata l'intenzione di anticipare a giugno la manovra finanziaria correttiva e l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014. E ha sollecitato un riequilibrio della flessibilità del mercato del lavoro. Il numero uno di Bankitalia ha reso omaggio all'ex presidente della Repubblica, ex capo della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, seduto in prima fila. E ha voluto anche ricordare Tommaso Padoa Schioppa, l’ex ministro dell’Economia recentemente scomparso.

Pareggiare il bilancio - "Oggi bisogna in primo luogo ricondurre il bilancio pubblico a elemento di stabilità e di propulsione della crescita economica – ha detto Draghi nel suo intervento - portandolo senza indugi al pareggio". Bisogna procedere "a una ricomposizione della spesa a vantaggio della crescita", e anche ridurre "l'onere fiscale che grava sui tanti lavoratori e imprenditori onesti". Il deficit italiano, quest'anno vicino al 4%, è migliore della media dei Paesi dell'euro, ma il debito pubblico viaggia vicino al 120%. Così – ha detto Draghi - "appropriati sono l'obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e l'intenzione di anticipare a giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-14". La manovra dovrà essere "tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionale, orientata alla crescita", perché così consentirebbe un calo dei tassi sul debito pubblico. Draghi ha tracciato anche il sentiero: non si possono ridurre gli investimenti o aumentare le entrate, va ridotta la spesa della gestione pubblica ma senza procedere a tagli uniformi in tutte le voci. Serve invece "un'accorta articolazione della manovra, basata su un esame di fondo del bilancio degli enti pubblici, voce per voce, commisurando gli stanziamenti agli obiettivi di oggi, indipendentemente dalla spesa del passato".

Ridurre le tasse e l’evasione fiscale - Ma c'è anche il nodo delle tasse. Draghi lo ha detto chiaramente. "Andrebbero ridotte in misura significativa le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l'amministrazione fiscale ha recentemente conseguito". Sul tema Draghi ha suonato anche il campanello d’allarme del federalismo: "può aiutare" ma con attenzione ad alcuni nodi cruciali. Tra cui quello delle tasse, affinché "i nuovi tributi locali siano compensati da tagli di quelli decisi centralmente e non vi si sommino".

Imprese più grandi - Un serio riequilibrio del mercato del lavoro, più imprese medie e grandi, una giustizia civile e una scuola più efficienti. E' breve ma stringente il capitolo che il governatore della Banca d'Italia dedica al lavoro e alle imprese. La flessibilità tipica delle piccole imprese, che in passato ha sostenuto la nostra competitività, "oggi non basta più", ha detto Draghi, avvertendo che "occorre un maggior numero di imprese medie e grandi" in grado di accedere ai mercati internazionali, di sfruttare i guadagni di efficienza offerti dall'innovazione tecnologica. E sul tema dell'occupazione e del mercato del lavoro, modeste sono le retribuzioni, troppo ampia la sacca del precariato giovanile, e ancora scarsa l'occupazione femminile. 

Banche – Mario Draghi ha poi espresso soddisfazione per la risposta pronta e positiva arrivata dal sistema bancario e dagli azionisti al suo appello lanciato lo scorso anno per aumentare i capitali delle banche. Secondo il governatore, queste operazioni, lungi da rappresentare un freno al Pil e un aumento dei costi ai clienti, avranno un effetto benefico per l'economia del Paese. Dall'ottobre 2010 all'aprile di quest'anno gli aumenti varati sono stati pari a 11 miliardi e "permettono di avvicinarsi all'obiettivo previsto da Basilea3 per il 2019". Non “c’è stata una crisi bancaria" in Italia e gli istituti di credito hanno aumentato i finanziamenti alle imprese (+5,2% nel trimestre 2011), rallentato i flussi di sofferenze e concesso ristrutturazioni dei debiti alle aziende "che non devono però essere un modo per rinviare l'emersione di perdite nei bilanci bancari". I programmi di raccolta sono stati "quasi completati" la "situazione della liquidità è rimasta nel complesso equilibrata". Infine, la scadenza delle obbligazioni nel 2013 vede "una quota significativa ma analoga" all'Europa potendo contare inoltre "su di un'ampia provvista al dettaglio".

Successione - Nel suo ultimo discorso da governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi non ha accennato alla questione ancora tutta aperta della sua successione. Ma ha indicato in “merito e indipendenza” le parole d'ordine, i valori sempre seguiti come un faro dall'Istituto che ha guidato dal 2006. "Sono valori da preservare, se si vuole che il Paese continui a giovarsi di una voce autorevole e senza interessi di parte. Sono stati i principi guida del mio mandato". Draghi, che è stato indicato dai ministri finanziari europei come nuovo presidente della Bce assumerà il nuovo incarico a novembre al termine del mandato del francese Jean-Claude Trichet. Per il suo posto in via Nazionale sono in lizza sia figure interne, come il direttore generale Fabrizio Saccomanni, che esterne, come il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e il consigliere italiano nel comitato esecutivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi.

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