Secondo il New York Times il sito di condivisione di video chiuderà l'anno con ricavi record. Alla base della svolta il successo degli annunci pubblicitari e il cambio di strategia nei confronti del materiale coperto da copyright
Il 2010 potrebbe diventare l'anno della svolta per YouTube. Secondo quanto si legge sul New York Times, il sito di condivisione dei video più famoso della Rete chiuderà l'anno in utile, grazie a ricavi pari a circa 450 milioni di dollari. Cifre che trasformano il portale in una voce sempre più importante del bilancio di Google. Il trend positivo era già stato registrato negli ultimi anni ma a fare la differenza questa volta è il mercato della pubblicità.
Pare infatti che gli annunci pubblicati in sovraimpressione su alcuni video stiano iniziando a dare i loro frutti grazie a un cambio di strategia nei rapporti con i grandi nomi dell'industria cinematografica e della tv. Più di un terzo dei video con la pubblicità caricati dagli utenti sono coperti da copyright. Mentre in passato le immagini "incriminate" venivano rimosse, adesso le cose sono cambiate: negli Usa chi detiene i diritti del filmato può scegliere di lasciarlo online e dividere con Google il ricavato degli annunci.
"La pubblicità può essere più efficace su Internet rispetto a quella sulla tv tradizionale perché è personalizzata", ha detto Salar Kamangar, vicepresidente delle applicazioni web di Google. Lo sa bene Sal Khan, un ex manager finanziario che ha lasciato il suo lavoro per diventare un utente di YouTube professionista. Il suo nuovo lavoro adesso è creare video con lezioni di matematica e fisica da caricare sul sito.
L'obiettivo del gigante di Mountain View potrebbe essere quello di seguire le orme del fortunato Hulu.com, il sito visibile solo negli Usa che trasmette in streaming per intero film e programmi televisivi. Ma è difficile non pensare che la strategia sia finalizzata al lancio di Google Tv. Con questo nuovo servizio, che dovrebbe partire entro la fine del 2010, i video di YouTube saranno visibili anche sulle tv connesse a Internet.
Se negli Usa le mosse di Google appaiono più delineate le cose vanno diversamente in Europa dove le questioni aperte sono ancora numerose. Dalle controversie sulla privacy legate a Street View al problema della responsabilità dei contenuti pubblicati che proprio in Italia è costata una condanna ai vertici dell'azienda. Fino al nodo cruciale di Google News e di un accordo con gli editori che non è ancora stato raggiunto.
Pare infatti che gli annunci pubblicati in sovraimpressione su alcuni video stiano iniziando a dare i loro frutti grazie a un cambio di strategia nei rapporti con i grandi nomi dell'industria cinematografica e della tv. Più di un terzo dei video con la pubblicità caricati dagli utenti sono coperti da copyright. Mentre in passato le immagini "incriminate" venivano rimosse, adesso le cose sono cambiate: negli Usa chi detiene i diritti del filmato può scegliere di lasciarlo online e dividere con Google il ricavato degli annunci.
"La pubblicità può essere più efficace su Internet rispetto a quella sulla tv tradizionale perché è personalizzata", ha detto Salar Kamangar, vicepresidente delle applicazioni web di Google. Lo sa bene Sal Khan, un ex manager finanziario che ha lasciato il suo lavoro per diventare un utente di YouTube professionista. Il suo nuovo lavoro adesso è creare video con lezioni di matematica e fisica da caricare sul sito.
L'obiettivo del gigante di Mountain View potrebbe essere quello di seguire le orme del fortunato Hulu.com, il sito visibile solo negli Usa che trasmette in streaming per intero film e programmi televisivi. Ma è difficile non pensare che la strategia sia finalizzata al lancio di Google Tv. Con questo nuovo servizio, che dovrebbe partire entro la fine del 2010, i video di YouTube saranno visibili anche sulle tv connesse a Internet.
Se negli Usa le mosse di Google appaiono più delineate le cose vanno diversamente in Europa dove le questioni aperte sono ancora numerose. Dalle controversie sulla privacy legate a Street View al problema della responsabilità dei contenuti pubblicati che proprio in Italia è costata una condanna ai vertici dell'azienda. Fino al nodo cruciale di Google News e di un accordo con gli editori che non è ancora stato raggiunto.