Manovra, il 26 luglio scioperano i diplomatici

Economia
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Respinto in Commissione Bilancio del Senato l'emendamento Latronico (Pdl) sulle diarie per le missioni all'estero dei funzionari pubblici e dei membri dei corpi d'ambasciata. Dura reazione del sindacato di categoria: "Così si smantella la Farnesina"

La manovra economica del governo.
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Il 9 luglio la Commissione Bilancio del Senato ha approvato, dopo un lungo e tormentato iter, il decreto di correzione dei conti per il 2011-2012. Ma prima ancora che il testo approdi in Aula il 13 luglio, la manovra economica continua a suscitare nuove polemiche. Oltre alla rottura definitiva tra Regioni e governo si profila adesso la battaglia dei diplomatici. Tra gli emendamenti respinti in Commissione la peggior sorte è toccata, infatti, a quello proposto dal senatore del Pdl Cosimo Latronico sulle diarie per le missioni all'estero di funzionari pubblici e membri di corpi d'ambasciata. La maggioranza s'è vista così battuta su una correzione, che mirava a escludere le diarie dal taglio. 

La reazione non s'è fatta attendere. Il 26 luglio i diplomatici italiani sciopereranno contro la manovra economica, della quale "non possono accettare quei tagli alle risorse e al funzionamento della loro carriera di servitori del Paese, che di fatto preludono allo smantellamento della Farnesina". Lo ha annunciato un comunicato del Sindacato nazionale dipendenti ministero Affari Esteri (Sndmae), in cui è stato anche rilevato: "Il punto percentuale di pil, che il Presidente Berlusconi ha legittimamente rivendicato al termine della sua ultima missione nelle Americhe, vuol dire più crescita e più speranza per i giovani, le famiglie, le imprese. Quel punto di pil, come tanti altri risultati quotidiani della proiezione economica, oltre che politica e culturale, dell'Italia nel mondo, non sarebbe, tuttavia, stato mai raccolto senza il lavoro assiduo, determinato, spesso testardo, senza il lavoro da professionisti dei nostri diplomatici".

Nello stesso comunicato, inoltre, si afferma :"I diplomatici e tutti i lavoratori della Farnesina sono impegnati a promuovere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e ad appoggiarle, quando investono e quando partecipano a gare e commesse. Senza l'impegno dei diplomatici ci sarebbero meno posti di lavoro in Italia e meno ricchezza per il nostro Paese, le cui aziende hanno ormai - e devono avere, per vivere e prosperare - come orizzonte i mercati mondiali. Il ministero degli Esteri, i diplomatici che dirigono le sedi all'estero e gli uffici a Roma, tutto il personale della Farnesina devono essere sostenuti, perché il risultato del loro lavoro viene toccato con mano dagli italiani. Dagli italiani che scommettono sul mondo e da quelli che vogliono conoscerlo e che la Farnesina non lascia soli in caso di crisi. Il ministero degli Esteri, ricordiamolo, produce molto più di quanto costi al Paese". La nota si conclude poi con un'osservazione: "Ha ragione il presidente Berlusconi quando ricorda che il bene comune non è fatto dalla somma dei pur legittimi interessi particolari. E i diplomatici italiani chiedono di continuare a esistere come carriera di una Farnesina vitale, proprio per poter continuare a servire il bene comune".




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