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Chi è Vincenzo Iaquinta: dal Mondiale tedesco ai guai con la giustizia

Cronaca
Vincenzo Iaquinta con le maglie di Juventus, Udinese, Cesena e nazionale italiana (Ansa)

Condannato in primo grado a due anni di carcere nel processo di 'ndrangheta "Aemilia", l’ex calciatore può vantare una carriera importante: fu tra i 23 campioni del mondo di Berlino e ha vestito la maglia della Juventus

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Dal titolo mondiale di Berlino nel 2006 ai guai con la giustizia nel processo di 'ndrangheta "Aemilia" che, il 31 ottobre 2018, l’ha visto condannato in primo grado a due anni di carcere. Vincenzo Iaquinta, ex calciatore - tra le altre squadre - della Juventus è stato protagonista di una carriera importante nella quale ha segnato oltre 100 gol e ha vestito per 40 volte la divisa della nazionale.

Gli esordi

Vincenzo Iaquinta nasce a Crotone nel 1979 ma è nel Reggiolo che cresce calcisticamente. Dopo due anni in Emilia Romagna, il centravanti passa al Padova nel 1998: qui esordisce in Serie B e gioca 13 partite mettendo a segno tre reti, le prime da professionista. Rimane in Veneto per mezza stagione prima del trasferimento al Castel di Sangro in Serie C, dove trova un posto da titolare. Dopo due ottimi campionati in Abruzzo arriva la chiamata in Serie A da parte dell’Udinese.

Le stagioni all’Udinese

È l'estate del 2000 quando, non ancora 21enne, Iaquinta viene acquistato dalla società friulana. Con i bianconeri di Udine arriva l’esordio in Serie A l’1 ottobre nel match contro il Brescia, partita in cui segna anche il suo primo gol nella categoria. Con l’Udinese, Iaquinta debutta in Champions League il 14 settembre del 2005 e anche in questo caso l’esordio coincide con i primi gol: l’allora 25enne segna infatti una tripletta al Panathinaikos regalando la vittoria alla sua squadra. Pochi mesi prima era anche arrivata la prima chiamata in nazionale dal Ct Marcello Lippi, che lo convocherà per il Mondiale di Germania 2006.

La gloria Mondiale e il passaggio alla Juventus

Il 2006 è l’anno di grazia dell’attaccante calabrese: al termine di un ottimo campionato con l’Udinese, vola con gli azzurri di Lippi al Mondiale, grazie anche alla sua duttilità tattica e all’assenza per infortunio di Christian Vieri. Ed è proprio di Iaquinta il gol del 2-0 nel match di esordio tra Italia e Ghana. In quella competizione arriveranno altre presenze contro Stati Uniti, Australia, Germania in semifinale e Francia nella finalissima che lo consacrerà campione del mondo. Nonostante un grande Mondiale e le numerose voci di mercato, Iaquinta rimane all’Udinese anche nella stagione 2006-2007 al termine della quale, dopo 14 reti, firma per la Juventus che lo acquista per oltre 10 milioni di euro.

Le stagioni alla Juve e il passaggio a Cesena

Con la maglia della Juventus fa il suo esordio il 25 agosto 2007 in un match contro il Livorno. Come gli è spesso accaduto in carriera, anche in questa occasione segna al debutto realizzando una doppietta. Chiuderà il campionato con otto reti e diversi infortuni. Va un po’ meglio la stagione successiva, nella quale segna 12 gol in 28 partite. Chiude la sua avventura con la Juventus nella stagione 2010-2011 con un complessivo di 30 gol in 86 presenze. La sua ultima squadra in carriera è il Cesena, dove gioca sette match nel 2012. Ritorna alla Juventus nel 2013, ma senza mai scendere in campo. Nell'estate del 2014, a trentaquattro anni, dopo due anni di inattività, annuncia il ritiro dal calcio giocato.

I guai con la giustizia e il processo

Nel 2015 Iaquinta viene coinvolto nel processo "Aemilia": un’inchiesta che ha svelato la presenza ramificata in diversi settori dell’economia e della politica emiliana della ‘ndrangheta. Il campione del mondo era stato precedentemente trovato in possesso di armi, nello specifico un revolver Smith&Wesson calibro 357 magnum, una pistola Kalt-tec 7,65 Browning e a 126 proiettili. Lo stesso calciatore aveva regolarmente denunciato il tutto, confermando di custodire le pistole nella sua abitazione di Reggiolo. L’accusa e il coinvolgimento nel processo nascono dalla cessione delle armi al padre Giuseppe: a quest’ultimo, nel 2012, fu notificato un provvedimento del prefetto di Reggio Emilia volto a proibirgli il possesso e ovviamente l’utilizzo di armi da fuoco. Divieto che deriva dal fatto che gli inquirenti avevano scoperto amicizie con presunti affiliati alla ‘ndrangheta. Nell’ottobre del 2018, in primo grado, arriva la sentenza: due anni per Vincenzo Iaquinta, per reati di armi, e 19 per il padre, accusato di associazione mafiosa.