Margini, il podcast che racconta la vita in strada in anteprima su Insider

Margini è il podcast in cinque episodi di Sky TG24, in anteprima per i lettori di Sky Insider, che accende i microfoni di notte nelle strade di una grande città italiana e fa parlare quelli che restano mentre gli altri dormono. Margini come i marciapiedi, ma anche come i margini di speranza a cui, nonostante tutto, si resta aggrappati quando non si ha più nulla: né una casa né un lavoro, e la famiglia è lontana o assente. In Europa ci sono più di 1 milione e 200 mila persone senza fissa dimora. Solo in Italia secondo Istat sono quasi 100mila le persone senza tetto e senza fissa dimora. Cosa sappiamo davvero di loro? “Loro”, sì, perché con un’operazione semplificatoria si tende a generalizzare, a non soffermarsi sull’unicità delle storie, sulle parabole individuali. Per questo abbiamo scelto Milano per mettere insieme i tasselli di un puzzle complicato. Tante domande - perché si finisce in strada, cosa è andato storto, quando è precipitata la situazione? - a cui abbiamo cercato di rispondere insieme ai protagonisti che si sono raccontati, a volte senza filtri, altre volte riportando le loro verità che risentono delle fragilità, dei rimpianti, delle paure. Coppie in strada Il viaggio è cominciato a marzo 2023 quando abbiamo incontrato Matteo, 51 anni, e Paola, 46. Sono inseparabili, l’uno l'ombra dell’altra. La loro storia d’amore è nata per caso nel 2022. “Non mi interessava che lui fosse un clochard, non me ne ero neanche accorta. L’ho scoperto in un secondo momento ma non è cambiato nulla”, racconta Paola. Matteo è in strada dal 2015. La morte della madre, un incidente stradale, il senso di frustrazione rispetto ai problemi della vita quotidiana lo convincono che l’unica via di uscita sia mollare tutto. Gli anni passano e Matteo si abitua alla strada, che diventa casa sua. L’incontro con Paola è una svolta che arriva in una sera d’estate, quando non pensa più all’amore. Lei lo segue e inizia una strana forma di convivenza: strana perché non c’è un tetto, un appartamento, delle mura. Si dorme dove capita in una tenda nel centro della città. Il primo inverno insieme è una prova d’amore. Paola potrebbe tornare dai suoi, dove l’attende un letto caldo, ma sceglie di restare al freddo gelido per non lasciare da solo il suo compagno. Poco distante dalla via in cui vivono Paola e Matteo, ci sono Emiliano e Silvia. Dormono d'estate e d'inverno in un letto matrimoniale senza materasso, delimitato dai cartoni, solo una coperta come base. Sono minimalisti, niente buste, solo due sacche da palestra. Si sono conosciuti nel 2020. Una storia d’amore che è nata quando entrambi si trovavano in una situazione di precarietà lavorativa ed economica. Finiscono in strada, insieme. Dopo quattro anni, sono stanchi, di una stanchezza profonda e rassegnata. Stare insieme è l’unico appiglio: “È la nostra forza, perché un ragazzo e una ragazza che si vogliono bene a mio parere ne escono prima”, dice Emiliano. Ala fragili Dal centro ci spostiamo in periferia nel quartiere Gratosoglio. È qui che sorge la Fondazione “Fratelli San Francesco”. Al piano terra c’è un padiglione speciale. Si tratta di un reparto attrezzato per ospitare le persone senza dimora che non possono essere accolte altrove perché disabili o affette da patologie croniche, persone che necessitano di cure continue, di assistenza costante, che non possono sopravvivere per strada senza aiuti o che non possono essere accolte dai normali dormitori. In gergo, gli operatori della struttura la chiamano “ala fragili”, perché è il luogo in cui le fragilità si sommano. “Gli ospedali ci chiamano costantemente per chiederci la possibilità di inviare persone che sono in dimissione, che non hanno una casa dove tornare, non hanno nessuno”, ci racconta Maria Sechi che dirige la struttura. “Esclusi”, “difficili da raggiungere” anche dalla sanità, “invisibili” anche per i servizi di assistenza, come vengono definiti nel report 2023 dell’Istituto Superiore di Sanità dal titolo “La salute delle popolazioni in condizione di grave marginalità sociosanitaria”. Il dottor Luigi Meazza, medico di base in pensione che ora si dedica agli “ultimi”, ci spiega le difficoltà di gestire una malattia cronica in strada: “Il diabete ad esempio è molto subdolo, il più delle volte è asintomatico ma è una malattia che se non controllata lavora molto, motivo per cui noi accettiamo spesso persone con gravi complicanze di diabete”. Incontriamo Oscar, settantenne milanese, con un passato da stilista nell’alta moda: “Mi sono ritrovato con le gambe segnate con macchie perché non ero più curato e ho dormito per mesi e mesi sulle filovie e questo si chiama ristagno venoso”, spiega indicando le ferite. Si potrebbe pensare che nell’ala fragili ci siano solo anziani decrepiti, persone che davanti hanno pochi anni, ma non è così. Ci sono anche pazienti giovani affetti da patologie importanti. Igor ha 30 anni ed è sulla sedia a rotelle per via di un incidente: è arrivato a 18 anni in Italia dall’Est Europa con la speranza di trovare un lavoro e fare fisioterapia. Le cose però non sono andate come aveva immaginato. La sua famiglia non sa che per anni ha vissuto per strada e che ora è ospitato nella struttura: “È difficile per una madre sapere che suo figlio sta passando un momento doloroso. Non voglio che sappiano dei problemi che sto affrontando”, confessa. Italiani a metà Secondo un report dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza che è aggiornato al 2020 più di 20mila under 18 sono ospitati in comunità minorili. Per alcuni sono una gabbia come per Daniele, emigrato dall'Albania quando era solo un bambino; per altri un rifugio: è il caso di Giuseppe che è arrivato in Italia dal Marocco a 9 anni con il fratello maggiore e che ha trovato negli educatori della struttura in cui ha passato l’infanzia e l’adolescenza delle figure di riferimento, quasi una famiglia. Due esperienze diverse della vita in comunità che però hanno avuto lo stesso finale. A 18 anni, quando inizia il percorso di autonomia e avviene la fuoriuscita dalla comunità, ci si ritrova spesso soli e smarriti. Trovare un lavoro stabile è difficile, i documenti scadono, si finisce a dormire in una baracca o in un sacco a pelo, in una spirale da cui non si riesce a uscire. Mezza età Se hai vent’anni, hai tanto da perdere ma tutta una vita da scrivere, per vincere, rivalerti, rifarti, non c’è vergogna o imbarazzo, casomai rabbia e voglia, tanta, di raccontare tutto, vomitarlo addosso a chi ti chiede perché, “perché sei finito in strada?”. Se sei vecchio hai fatto pace con te stesso, la rassegnazione va a braccetto con l’accettazione di quello che è stato e della tua storia, che ripercorri così com’è senza filtri e abbellimenti. Se non sei più giovanissimo ma neanche vecchio, il discorso è diverso. I tanti quarantenni e cinquantenni che si incontrano a volte sono costretti a mentire, prima di tutto a se stessi, e a raccontare la loro verità. Si tolgono e aggiungono una manciata di anni in funzione della tesi che devono sostenere, con confusione perché non si è ancora fatto ordine nella testa. Ci sono dei giorni in cui ci si sente ancora in tempo per recuperare rapporti, ricucire ferite; altri in cui invece si sente che il treno sia già passato, che i figli siano troppo grandi, le famiglie troppo distanti, gli amici persi, che sia troppo, troppo tardi, tardi per tutto. Vincenzo, Stefano e Luca hanno storie diverse, ma sono accomunati dalla sensazione che non si riesca a riemergere dall’abisso. Vincenzo non immagina un futuro diverso, sebbene faccia fatica a definire la sua una scelta: “Secondo me non si sceglie, ti ci trovi in strada, succede, anche per il desiderio di libertà, perché ti senti oppresso, perché non ti fidi, non ci credi, perché ti senti diverso dagli altri”. Stefano e Luca invece sono padri separati con alle spalle una carriera nella ristorazione. La perdita del lavoro è stato il primo passo verso il baratro. “Facendo un bilancio non avrei mai pensato di finire in queste condizioni qui”, ripete Stefano. Ragazzi invisibili Invisibili è un termine abusato per certi versi retorico, ma è l'unico aggettivo possibile per raccontare gli under 35 che vivono in strada, la parte più impercettibile e inafferrabile della comunità di homeless. Nei report si parla di loro come di “hidden homeless”, senzatetto nascosti. Quando sono costretti a dormire per strada per necessità o perché in fuga dal proprio contesto familiare, si tengono lontani da occhi indiscreti: prediligono parchi e uffici pubblici in cui è facile intrufolarsi di giorno e restare nascosti di notte. Chiedono aiuto ai servizi per l’assistenza ai senza dimora solo quando la situazione diventa insostenibile. Spesso sono sprovvisti dei segni di riconoscimento tipici di chi vive in strada: niente barbe incolte; borsoni neri da palestra sostituiscono le classiche valigie e buste della spesa; uno stile trasandato che può essere confuso con la moda del momento. Sfuggono anche per questo alle rilevazioni statistiche e allo sguardo dei passanti. C’è Edoardo, la cui esistenza è stata segnata dalla morte per overdose del padre quando aveva solo 3 anni, un padre di cui non conserva quasi alcun ricordo. Poi Andrea, ventotto anni e tanta rabbia: “Da quando sono diventato maggiorenne mi hanno chiuso tutti le porte in faccia senza cercare di capire che cazzo potesse significare e da quel giorno lì mi arrabatto tra belle persone, cattive persone, cerco di essere sempre una persona normale”, racconta. Ma i ragazzi invisibili sono anche i tanti giovani che come Alberto si incontrano in fila per un pasto caldo: “In questo momento non riesco a pagare l’affitto, anche se sarebbe una cifra minima. Ho fatto un piano di rientro con l’istituto di credito, adesso vediamo cosa mi risponderanno per il momento la situazione è questa. A Milano non muori di fame, ti aiutano. Siamo fortunati da questo punto di vista”. I genitori di Alberto sono morti, i parenti che gli sono rimasti vivono in un’altra città, ma di contattarli non se ne parla: “Forse per orgoglio, non lo so”. È in un limbo, circondato dalla solitudine. Montaggio: Francesca Sepalone

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Margini, il podcast che racconta la vita in strada in anteprima su Insider